La fotocamera di Instagram non è solo un’icona

Presto il logo di Instagram potrebbe materializzarsi grazie al progetto di un italiano (Antonio de Rosa) di Cava dei Tirreni (SA), che ha intrapreso questo ambizioso progetto.
Le icone mirano a rappresentare oggetti della realtà esterna in forma virtuale. In questo caso è avvenuto il contrario: l’icona di un’app diventa oggetto materiale grazie alla brillante idea di Antonio De Rosa, classe 1975, che ha trasformato in una fotocamera reale il simbolo del Social Network fotografico di maggior successo al mondo, di recente acquisito da Facebook per 1 miliardo di dollari, in una parola: Instagram.
La fotocamera si chiama Socialmatic e produce foto in formato 4:3 che è in grado di stampare subito, come una Polaroid (ma usando una tecnologia diversa). Il device ha la forma dell’icona di Instagram ed è un incrocio tra una Polaroid e un iPhone. È dotata anche di memoria interna da 16 GB e di obiettivi intercambiabili (sono previste due lenti differenti).
L’ideatore dichiara di essersi inspirato al successo di Instagram che a sua volta riprendeva il nome Instamatic delle vecchie Polaroid. Da qui il passo è stato breve. L’innovazione è un ritorno al passato, in veste “social”. Difatti, ogni qual volta scattiamo una foto con Socialmatic si può fare quello che già è possibile con gli odierni smartphone: ritoccarla, renderla più cool e poi condividerla su Instagram e Facebook. La novità rilevante è che con Socialmatic è possibile anche stampare la foto, proprio come una vecchia Polaroid. Sulla speciale carta verrà riportato anche il proprio nome su Instagram e un QR code che potrà essere “puntato” da un’altra Socialmatic in modo da poter essere “seguiti” su Twitter o su Instagram. Inoltre, grazie ad un apposito spazio, sarà possibile scrivere qualcosa sulla foto e poi, tramite una striscia autoadesiva sul posteriore, usare la foto come un post-it. Insomma dal virtuale sociale, al reale sociale.
Socialmatic per ora è solo un progetto, al momento, alla ricerca di finanziamenti. L’obiettivo dichiarato è di arrivare a 50.000 $. Lo stesso De Rosa afferma:
“La fotocamera Instagram, per il momento è solo un progetto che punta sull’hype (entusiasmo degli utenti on line sul progetto) e sulla speranza di essere contattati da Facebook. Qualora questo non succedesse, stiamo andando avanti con il progetto, tenendo a mente che dovremmo correggere il tiro se qualcosa sarà “legalmente” non possibile. Dal punto di vista costruttivo è una macchina complicata, ma certo a Zuckerberg non mancano i soldi all’indomani della quotazione in Borsa più importante nella storia degli USA.
Grazie al fund raising e ad un investitore privato, abbiamo già raggiunto la cifra e stiamo progredendo. Abbiamo un partner tecnologico e adesso stiamo costituendo una società dedicata e passando alla fase di prototipizzazione”.
Quello che più conta è la creatività dimostrata da un ragazzo italiano che ha saputo interpretare tendenze, design e desideri delle persone.
L’Italia insomma non è alla periferia dell’impero digitale, i suoi talenti sono vivi e partecipano al cambiamento in corso a livello globale. Cava dei Tirreni produce idee che nella Silicon Valley farebbero furore. La cosa triste è che magari altrove questo progetto sarebbe stato in più breve tempo realizzato, ma purtroppo, siamo in Italia. Fa un pò rattristire quanto lo stesso De Rosa afferma:
“Se continua così in Italia, non c’è futuro. Per esempio per questo mio progetto ho ricevuto tonnellate di richieste, da parte di investitori e possibili partner esteri. In Italia, zero. Assolutamente nulla. Non siamo capaci di vedere, a mio modesto avviso, al di la del nostro naso e tutti quei giovani “folli e affamati” che abbiamo in Italia, guardano purtroppo all’estero dove è più fertile il terreno per seminare nuove idee”.
Noi della redazione ci auguriamo vivamente che Socialmatic non resti solo un prototipo. L’utilità di questa macchina, a mio parere, è sopratutto la stampa delle foto, grandemente abbandonata dall’avvento delle macchine digitali e dall’uso intenso dei social networks, una reinterpretazione in chiave sociale e moderna della nostalgia verso le vecchie e amate Polaroid.
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Aldo Palo