Change.org e la vendita di dati personali

La piattaforma di petizioni online più famosa al mondo è finita sotto accusa per presunte vendite di dati personali per ricerche di mercato.
L’Espresso è riuscito ad entrare in possesso del prezzario della vendita delle e-mail e di altri dati personali da parte di Change.org, la piattaforma online di petizioni che spesso si è fatta promotrice di azioni forti contro ingiustizie e soprusi. Secondo il settimanale, il sito avrebbe un vero e proprio cartello che varia da 1.50 euro a 85 centesimi. Change.org quindi non è la paladina online delle petizioni per i più deboli, o meglio, non è solo quello: è comunque una start up nata nel cuore della Silycon Valley dove i dati personali sono l’oro nero del millennio.
Pensate che solo in Italia ha raggiunto quota 5 milioni tra firme e attivisti, un mare di dati da usare per i scopi più disparati, dall’e-commerce alle ricerche di mercato.
In Germania il colosso è stato già messo sotto accusa dal Garante della Privacy. Come hanno fatto secondo voi a vendere i vostri dati? Secondo la giornalista Stefania Maurizi “basta lasciare flaggato il link “tienimi aggiornato” sulla petizione scelta”.
La notizia se confermata apre di nuovo l’annosa questione sulla privacy: i nostri dati sono veramente sicuri? Siamo certi che mail e telefono verranno usate solo per scopi commerciali? E poi ancora la sicurezza, l’antiterrorismo e tante altre sfaccettature di un problema molto complesso.
Francesca Lizi