Facebook

Sono ciò che “Mi Piace” su Facebook

Lo studio condotto dalla Cambridge University ha portato allo sviluppo di un nuovo algoritmo capace di prevedere tendenze politiche, sessuali o psicologiche attraverso i vari like su Facebook. Una miniera d’oro per i signori del social marketing e le multinazionali.

Stavolta alla Cambridge l’hanno fatta grossa: il progetto my personality della Cambridge University ha tentato una diversa strategia di profilazione socio-demografica attraverso i like su Facebook. Come a dire, l’essere umano è anche ciò che clicca sulla gigantesca piattaforma della condivisione social. Hanno messo a punto un algoritmo che rastrella tutti i nostri dati e le preferenze di Facebook per disegnare un profilo super accurato della nostra personalità. Oltre ad essere già “schedati” (pur se volontariamente) sul social di Mark Zuckerberg, con questo nuovo strumento ne esce fuori spaventosamente la sfera intima del nostro carattere. Non c’è da spaventarsi, i dati sono solo statistici e delle stime, però finora nessuno era stato in grado di capire la potenza di un “like”, almeno non in questo modo. Le nostre informazioni, è vero, sono già scrutate, oggi, per essere convertite in forme di lucro, pubblicità e anche a volte per scopi criminali, ma con questa creazione, ad essere sfruttate commercialmente e non solo, potrebbero essere le nostre volontà e inclinazioni, gli orientamenti sessuali, le tendenze politiche, fino al grado d’intelligenza misurato con il famoso QI.

Sei ciò che clicchi su Facebook

E così, partendo da un campione di quasi 60 mila volontari, i ricercatori dell’ateneo britannico hanno dunque sfruttato le preferenze in blu in uno specifico algoritmo per la mescita di informazioni relative a fede politica, età, sessualità, addirittura al consumo di sostanze stupefacenti. Dai like verso pagine e profili di film, serial televisivi, artisti rock o grandi pittori.

Proposta

In particolare, il modello analitico proposto dal progetto my personality è riuscito nell’esatta identificazione di un soggetto repubblicano piuttosto che democratico, con un feedback positivo pari all’85 per cento dei casi presi in esame. L’eventuale consumo di sostanze stupefacenti è stato correttamente previsto in una fetta variabile tra 65 e 73 casi su 100.

Ovviamente, l’algoritmo sviluppato dalla Cambridge University non parte da quei like che farebbero esattamente pensare a determinate tendenze socio-politiche. È chiaro che un Mi Piace alla pagina ufficiale di Mitt Romney indica una tendenza politica non propriamente vicina ai democratici di Barack Obama. Piuttosto, l’esperimento è riuscito a collegare un like alla pagina del film The Dark Knight a tendenze vicine all’asocialità.

Facebook Like

Ho testato personalmente quest’app e devo dire che i risultati mi hanno lasciato davvero stupito, ha centrato in maniera molto fedele quelle che sono maggiormente le caratteristiche della mia personalità e del mio carattere. Ovviamente non ve le svelo, non si sa mai l’uso che ne potrà essere fatto, però se volete scoprire quanto dicono di voi i vostri “mi piace” su Facebook non dovete fare altro che seguire questi semplici steps:

Prima di tutto potete visitare il sito my personality, in inglese per un’esplicazione del progetto.

Per provare l’algoritmo dirigetevi su YouAreWhatyouLike.com e loggatevi con Facebook premendo sul cerchio rosso LOG IN, autorizzate l’applicazione e attendete che si carichi completamente la pagina con i risultati. Una volta ottenuti, in percentuale risulterà se siamo persone:

  • con un’apertura mentale più tradizionale e conservatrice, oppure più artistica e liberale;
  • con un alto livello di impegno e diligenza oppure più spontanei e flessibili;
  • maggiormente estroversi e attivi o più timidi e riservati;
  • con maggiore propensione ad essere risoluti e competitivi oppure cordiali, fiduciosi e collaborativi;
  • con carattere calmo e flemmatico oppure emotivo e stressato.

Per ognuno dei suddetti risultati, è possibile visualizzare tra gli amici coloro che che hanno il carattere simile al nostro e i nostri opposti. Al termine della pagina è possibile anche condividere i risultati sul social network in blu.

Certo è che la pubblicazione dei primi risultati dell’esperimento social dell’ateneo britannico farà presto drizzare le orecchie di pubblicitari e signori del social marketing. Collegamenti di questo tipo risulterebbero come il leggendario El Dorado per le esigenze di profilazione e dunque sulla somministrazione di messaggi mirati e modellati sui comportamenti, i gusti e le tendenze personali degli utenti su Facebook. Un esperimento ben riuscito e davvero da provare, soprattutto perché restituisce risultati spaventosamente accurati.

[Il sito YouAreWhatyouLike.com non è più raggiungibile ed è soggetto a redirect – Aggiornato al 22 giugno 2015]

Aldo Palo

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Aldo Palo

Sono nato e vivo attualmente a Salerno, sono neolaureato in giurisprudenza e fin da piccolo ho coltivato una gran passione per tutto ciò che sia tecnologico, amo molto scrivere, cucinare e viaggiare. Seguitemi su:

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3 Comments

  1. Complimenti, bell’articolo Aldo!

    Aggiungo che l’algoritmo utilizzato correla i likes con le variabili provenienti dal Big Five, un test di personalità molto diffuso.

    La teoria dei Big Five (da cui deriva il test) parte dal presupposto che la nostra personalità può essere “riassunta” attorno a 5 fattori principali: estroversione (sociale o riservato), stabilità emotiva (lunatico o calmo), ordine (organizzato o disordinato), relazioni (accogliente o egocentrico), curiosità.

    Nella versione italiana i 5 elementi sono energia, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva e apertura mentale.

    Recentemente ho scritto un post su un tema correlato (e passato in sordina), dal titolo: “Angry Birds e le apps che ci spiano: come difenderci” .

    Ciao,
    Alessio

    1. Ciao Alessio
      grazie del contributo e degli elementi forniti, penso siano davvero utili e interessanti. Un elemento da addurre alle considerazioni espresse da Aldo, che sicuro apprezzerà le tue note al pezzo!

      Purtroppo gli utenti/lettori sono sovraesposti e sembra che, nelle ipotesi, i contenuti aumenteranno a un ritmo ancora più elevato per cui alla fine sarà normale perdere qualche pezzo!

      Se ti va, qualche volta, scrivi un pezzo per noi come guest blogger, le tematiche legate a Sociologia e Psicologia applicate agli strumenti web sono molte apprezzate dai nostri lettori!
      A presto e spero continuerai a seguirci attraverso uno dei nostri canali social! 🙂

  2. Grazie mille Alessio 🙂 apprezzo molto le tue annotazioni, molto valide e complementari al tema trattato nell’articolo. Sarebbe simpatico aggiungere il numeretto della nota vicino a dove parlo del test del QI, nel primo paragrafo e sotto leggere in nota il tuo commento 😉
    Ho dato uno sguardo al tuo interessante articolo su Angry Birds, e vedo che entrambi abbiamo colto nel segno il tema che sta di sfondo a queste nuove tecnologie che usiamo nel quotidiano: lo sfruttamento dell’uso massivo delle nuove tecnologie da parte degli utenti per lo spionaggio sia ai fini commerciali/pubblicitari sia per scopi di sicurezza e/o prevenzione.
    Aggiungo che, un po’ di tempo fa, vidi per televisione una trasmissione americana “The Virtual Revolution” che parlava di come era nato Google, e spiegava come tutto ciò che scriviamo viene memorizzato dal sistema, setacciato e ritrasmesso in forma di pubblicità.. e i dati sull’utente rimangono sui loro server, tant’è vero che da continue ricerche sulle medicine e su malattie gravi sono riusciti a risalire ad una signora georgiana e indagando a fondo hanno scoperto che in realtà lei era l’unica nella zona ad avere internet e cercava su Google informazioni su varie patologie di un’intera comunità locale… se pensiamo che dietro a ogni nostra ricerca ci sia qualcuno che le controlla e le mette insieme per profilarci, si aprono scenari agghiaccianti…
    Continua a seguirci perchè ho un’altro tema caldo in materia di privacy.
    Grazie per il tuo prezioso contributo 😉
    Ciao!

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