Facebook

Aziende in rivolta contro Facebook

A fine ottobre è partita una petizione che ha superato già le 11,600 firme. Il malcontento è stato generato dal servizio ‘promuovi’ che è diventato ormai essenziale per le pagine aziendali.

Dopo aver raggiunto migliaia di fan con campagne su Facebook, attraverso l’allestimento di pagine, concorsi e lanci video, ora per le aziende comincia l’era del ‘promuovi’ e con essa la fine di quel sogno chiamato: ‘raggiungo-tutti-con-un-click!”. Adesso, infatti, se vuoi continuare a diffondere il tuo brand/prodotto è ‘importante’ sponsorizzare, come afferma Gokul Rajaram, advertising head di Facebook:

“If you want to speak to the other 80 to 85 percent of people who signed up to hear from you, sponsoring posts is important.”

Proposta

Altrimenti i tuoi post arriveranno solo a un piccolo 15% dei tuoi ‘likers’. La portata di ogni singolo post è di fatti diminuita, colpa, senza dubbio, anche dell’imminente saturazione di contenuti che, prima o poi, era prevedibile si abbattesse sul social in blu. Le aziende però, non ci stanno, vedendosi soffiare da sotto il naso una miniera di informazioni (dati di profilazione, mail, interessi) degli utenti delle loro pagine; dati (e utenti) che, Facebook ricorda, appartengono solo al social. Insomma, se non paghi non hai più vetrina, ma se promuovi vieni spinto bello in alto, in testa alla newsfeed dei tuoi contatti.

Da un lato, c’è da dire che le aziende hanno vissuto finora nel paese delle meraviglie, potendo pubblicizzarsi attraverso le pagine praticamente a costo zero e raggiungendo preziosissime informazioni sui loro fan grazie all’accesso ai profili Facebook degli utenti. Adesso quindi, epoca di vacche magre, dà un certo fastidio mettere mano al portafogli…

Dall’altro, però, con la promozione dei post a pagamento si stravolge, pericolosamente, il funzionamento del mezzo, come ben spiega il giornalista Gennaro Carotenuto:

La vendita di priorità stravolge completamente la natura del medium dal punto di vista giornalistico e del ruolo che FB ha svolto in questi anni. […] In cima alla mia pagina mi troverò X articoli che corrispondono alle entità (media, imprese, agenzie, politici, persone) che hanno pagato di più per farsi vedere da me rispetto alla mia profilazione come consumatore o come elettore. Si passa così da un modello basato sulla fiducia e sull’intimità, che è quello che ha fatto la fortuna di Facebook ad un modello commerciale.

 

L’arena del social si fa sempre più rovente tra imprese che rivogliono indietro i loro ‘amici’ e semplici users che non vogliono avere nelle proprie homepage post dalla popolarità ‘truccata’. Il messaggio, in effetti, non è dei migliori: chi non riesce ad arrivare in alto da solo, da oggi può comprare il biglietto.

Costa solo 7 dollari  (€ 4,63 )…

Promuovi Post su Facebook

 Giulia Naddeo

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