Il nuovo anno accademico 2024-25 è iniziato in modo controverso per l’Università di Trieste, con il rettore Roberto Di Lenarda che ha sollevato preoccupazioni rispetto alle modifiche proposte per l’accesso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, nonché in Odontoiatria e protesi dentaria. Durante la cerimonia di inaugurazione, Di Lenarda ha messo in evidenza non soltanto i rischi legati a queste riforme, ma anche un aumento preoccupante delle università telematiche e l’impatto di tale crescita sulla qualità dell’istruzione.
Critiche alle nuove modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina
Nel suo discorso, il rettore ha esposto una ferma opposizione alle modifiche delle modalità di accesso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia. Ha descritto il provvedimento come “pericoloso e inattuabile”, avvertendo che potrà portare conseguenze negative su altri corsi di laurea. Di Lenarda ha evidenziato che non vi è una carenza di medici, ma piuttosto una scarsa attrattività del Sistema Sanitario Regionale. Ha messo in discussione l’idea che l’eliminazione dei test di ingresso possa migliorare la situazione.
Il rettore ha sollecitato una riflessione approfondita sui fondamenti di queste scelte. Secondo lui, è insensato pensare che la qualità della formazione possa essere garantita attraverso una graduatoria nazionale basata semplicemente sui voti del primo semestre. Queste considerazioni si inseriscono in un contesto più ampio in cui la formazione medica è messa in discussione da riforme che sembrano non tenere in conto le complessità del sistema sanitario.
L’ascesa delle università telematiche e le sue implicazioni
Roberto Di Lenarda ha anche parlato della “significativa e patologica crescita” delle università online. Queste istituzioni, secondo il rettore, pongono sfide considerevoli in termini di competitività e modelli educativi. Ha sollevato interrogativi sull’etica della formazione, segnalando come molte di queste realtà siano sostenute da fondi di investimento di origine straniera il cui obiettivo primario è il profitto.
La preoccupazione principale risiede nella qualità dell’istruzione che viene erogata e nell’efficacia di questi modelli formativi rispetto a quelli tradizionali. Di Lenarda ha specificato che non è tanto lo strumento didattico a essere in discussione, quanto piuttosto le modalità con cui tali corsi vengono erogati e gli obiettivi a lungo termine che si intendono raggiungere. La sua analisi invita a considerare di più come l’espansione delle università telematiche stia influenzando non solo gli studenti, ma anche l’intero panorama formativo.
La resistenza alle modifiche legislative
Le leggi attuali relative all’accesso ai corsi di studi medici sono state al centro della discussione, con il rettore che ha espresso la sua contrarietà alla riforma proposta. Ha affermato che, anche se è obbligatorio rispettare le leggi, esiste una forte opposizione a quella che considera una modifica inadeguata e priva di basi solide. Di Lenarda ha chiarito che le logiche che sottendono a queste riforme devono essere riviste e comprese profondamente.
Il tema dell’investimento nella formazione professionale del personale sanitario non può essere sottovalutato. Le sue parole sono un monito su come queste scelte legislative possano riversarsi pericolosamente anche su altri settori accademici. La questione della sanità regionale richiede soluzioni più strutturate e attente alle reali necessità del settore, piuttosto che misure affrettate che potrebbero tradursi in ulteriori difficoltà per studenti e professionisti.
Il discorso di Roberto Di Lenarda si inserisce in un contesto di dibattito accademico che dovrà affrontare le sfide che l’istruzione superiore e la salute pubblica stanno vivendo, con l’obiettivo di migliorare e mantenere elevate le standardizzazioni necessarie per formare nuovi professionisti nel campo della medicina e oltre.