Nel panorama cinematografico attuale, ‘The Alto Knights – I due volti del crimine’ emerge come un’opera che esplora i legami e le tensioni all’interno della malavita newyorkese, attraverso la lente di una delle sue rivalità più famose. Il film, distribuito da Warner Bros. Pictures, rappresenta un percorso che si snoda tra le origini della mafia in America e le complesse relazioni tra i suoi protagonisti. Con una narrazione che attraversa decenni, il regista Barry Levinson e lo sceneggiatore Nicholas Pileggi ci offrono uno sguardo profondo e crudo sulla vita criminale.
Un racconto duraturo di mafia all’americana
Il film narra gli eventi degli anni Cinquanta, un periodo cruciale nella storia della mafia americana. Qui, Frank Costello e Vito Genovese, interpretati da Robert De Niro, non sono solo due boss rivali, ma rappresentano ideali opposti e vie di fare affari che si scontrano in modo violento. Costello, noto come il ‘primo ministro della malavita’, è un personaggio astuto e diplomatico, capace di muoversi tra le trame politiche e di corruzione della società americana del tempo. Dall’altro lato, Genovese, soprannominato Don Vitone, incarna il lato feroce della criminalità, un killer senza scrupoli la cui passione travolgente lo porta a sfidare non solo le leggi, ma anche i codici d’onore della mafia.
L’uscita del film segna un ritorno a un genere che ha affascinato il pubblico per decenni, riprendendo elementi classici del mafia movie, ma rivisitandoli attraverso una narrazione incisiva che parla anche dei cambiamenti sociali e culturali negli Stati Uniti. La figura di Costello, che afferma che la mafia si è installata nel Paese “quando ormai hanno ucciso quasi tutti i pellerossa”, offre anche una riflessione sul contesto storico e culturale in cui la mafia si è sviluppata.
La guerra tra due mondi
La rivalità tra Costello e Genovese non è solo una questione di potere, ma anche un drammatico scontro di personalità. Entrambi sono amici d’infanzia, ma le loro strade si sono divise profondamente. Costello riesce a tessere relazioni che gli permettono di navigare attraverso i pericoli della vita criminale, utilizzando la diplomazia e la rete di alleanze, mentre Genovese sceglie la strada della brutalità e della violenza per affermarsi come un leader. Il momento cruciale che segna l’inizio della guerra tra loro è rappresentato da un fallito attentato ordinato da Genovese contro Costello, un evento che segna il passaggio a un periodo di violenza e vendetta.
Le tensioni tra le due famiglie criminali si trasformano così in un conflitto aperto, mettendo in campo strategie ingegnose e manovre spietate, creando una sorta di partita a scacchi in cui ogni mossa può essere fatale. Levinson riesce a catturare la complessità di questa rivalità, accompagnando lo spettatore in un tour attraverso la vita e i costumi della mafia, dalle sue origini nostalgiche alle sue manifestazioni più violente.
Un cast straordinario e una regia di classe
L’abilità di Barry Levinson come regista e la penna di Nicholas Pileggi sono fondamentali per la riuscita del film. Entrambi vantano una lunga carriera nella narrazione di storie di mafia, avendo precedentemente collaborato a progetti acclamati come ‘Quei bravi ragazzi’ e ‘Casino’. Il cast, guidato da Robert De Niro nei ruoli di Costello e Genovese, offre performance memorabili, arricchendo ulteriormente la narrazione con interpretazioni che rivelano la profondità e le sfumature dei loro personaggi.
Le scelte artistiche e scenografiche sono anch’esse degne di nota, con un’attenzione ai dettagli che aiuta a ricreare l’atmosfera dell’epoca. La fotografia e la colonna sonora contribuiscono a costruire un ambiente immersivo, talvolta nostalgico, talvolta inquietante, capace di coinvolgere lo spettatore in un viaggio che va oltre il semplice intrattenimento e invita a riflettere sulla storia della criminalità in America.