In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il dottor Alfieri ha condiviso dettagli inediti sui momenti che hanno preceduto la morte del Papa. La testimonianza offre uno spaccato drammatico e umano di una situazione complessa, segnata da decisioni difficili e dalla volontà di un uomo che ha dedicato la vita al servizio degli altri.
La chiamata urgente
Il racconto inizia con una telefonata ricevuta dal dottor Alfieri alle 5:30 di lunedì mattina. Il primario ha ricevuto notizie allarmanti da Strappetti, medico personale del Santo Padre. “Il Santo Padre sta molto male, dobbiamo tornare al Gemelli“, è stata l’informazione cruciale che ha attivato immediatamente i protocolli medici. In quel momento, il dottore non si aspettava un ricovero imminente e si è affrettato a preallertare il personale medico.
Arrivato a Santa Marta venti minuti dopo la chiamata, Alfieri ha esaminato le condizioni del Papa. Nonostante le preoccupazioni diffuse sulla salute del Pontefice, il primario non ha riscontrato problemi respiratori evidenti. Ha tentato di contattarlo direttamente per avere conferma della sua condizione ma senza successo; questo silenzio lo ha colpito profondamente.
Decisione difficile sul ricovero
La situazione si è complicata ulteriormente quando è emersa la necessità di decidere se trasferire o meno il Papa all’ospedale Gemelli. “Rischiavamo di farlo morire nel trasporto“, ha spiegato Alfieri riguardo alla gravità della scelta da compiere. Il dilemma era tra garantire assistenza medica immediata o rispettare i desideri espressi dal Pontefice stesso riguardo alla sua fine naturale.
Strappetti era consapevole delle preferenze espresse dal Santo Padre nei giorni precedenti; infatti, durante i suoi soggiorni al Gemelli, il Papa aveva spesso manifestato l’intenzione di voler morire nella propria abitazione piuttosto che in ospedale. Questa informazione pesava sulla coscienza dei medici coinvolti nella decisione finale sul ricovero.
L’ultimo respiro
Poco dopo aver preso questa difficile decisione e aver comunicato le sue ragioni ai colleghi presenti, il Pontefice è spirato serenamente nel suo appartamento a Santa Marta. Questo momento rappresenta non solo una perdita per milioni di fedeli nel mondo ma anche un episodio significativo nella storia recente della Chiesa cattolica.
La testimonianza del dottor Alfieri mette in luce non solo gli aspetti clinici dell’evento ma anche l’aspetto umano legato alla figura papale e alle sue ultime volontà. Le parole pronunciate dai medici riflettono un profondo rispetto per la vita e per le scelte personali dell’individuo che hanno avuto luogo in quei frangenti critici.
L’intervista offre quindi uno sguardo intimo su come sia stata gestita una situazione tanto delicata quanto carica emotivamente sia per chi assisteva sia per chi viveva quegli ultimi istanti cruciali.
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