Trump e Starmer: esplora come il nuovo incontro tra i leader degli Stati Uniti e del Regno Unito potrebbe ridefinire le relazioni bilaterali nel 2025
Soft power e hard power: il fascino discreto della monarchia britannica si dimostra fondamentale per catturare l’attenzione di Donald Trump, mentre la forza militare del Regno Unito è cruciale nel tentativo di dissuaderlo dalle richieste di Vladimir Putin. In questo scenario, si profila la possibilità di un accordo di libero scambio transatlantico, un’opportunità che potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per Keir Starmer. L’incontro alla Casa Bianca ha sorpreso per i toni calorosi, considerando che il 2024 era stato segnato da attacchi senza precedenti contro il premier britannico e il suo governo. Tra i partecipanti all’incontro si sono distinti Elon Musk e l’attuale vicepresidente JD Vance. Dall’altra parte dell’Atlantico, il ministro degli Esteri britannico David Lammy aveva in passato espresso giudizi severi su Trump, definendolo un “sociopatico neonazista” e un “simpatizzante del Ku Klux Klan”, tra le altre etichette poco lusinghiere.
In questo clima di incontro, si è scelto di adottare un sano pragmatismo. Trump ha elogiato Starmer, descrivendolo come “un vero gentleman, una persona per bene”. Il presidente americano ha rivelato di avere “un debole per il Regno Unito”, un legame che affonda le radici nella sua storia familiare, poiché sua madre era originaria delle isole Ebridi. Il magnate ha anche fondato il suo primo golf club, il Trump International Scotland, nella contea di Aberdeen, e un secondo club è previsto per l’estate, intitolato a Mary Anne McLeod, sua madre. L’ego di Trump, noto per la sua grandezza, sa anche mostrarsi sensibile, come dimostrato dal suo rispetto per la famiglia reale britannica.
Starmer ha colto l’occasione per consegnare a Trump una lettera di re Carlo III, contenente un invito ufficiale a visitare l’Inghilterra e la Scozia. Si tratta di un onore raro, poiché le visite di Stato non sono frequenti. Durante il suo primo mandato, Trump aveva già incontrato la regina Elisabetta II. In risposta, Carlo potrebbe pianificare una visita a Washington nel 2026, eventualmente accompagnato dal principe William e dalla principessa Catherine.
Durante il colloquio faccia a faccia con Starmer, le lusinghe del soft power monarchico hanno lasciato spazio a discussioni più concrete, in particolare sulla guerra in Ucraina e sulle modalità per affrontare Mosca, mirando a garantire una pace duratura. La potenza militare britannica si traduce in aiuti finanziari e, soprattutto, in supporto militare. Prima della sua partenza per Washington, Starmer aveva annunciato che il suo governo avrebbe incrementato la spesa militare al 2,5% del PIL entro il 2027, con l’obiettivo di raggiungere il 3% entro il 2030. Questa accelerazione ha suscitato l’interesse di Trump, che ha commentato con una battuta: “Potreste vedervela da soli con la Russia!”. La Gran Bretagna è una delle cinque potenze militari più influenti al mondo, seconda solo agli Stati Uniti all’interno della NATO. Solo Londra e Parigi hanno un seggio nel Consiglio di sicurezza dell’ONU e dispongono di un deterrente nucleare. Inoltre, dal 2015, l’esercito ucraino beneficia di addestramento e forniture di armi britanniche, grazie a un accordo di cooperazione militare noto come “Orbital”, siglato da David Cameron dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.
In questo contesto, se ci sarà una presenza militare europea in Ucraina, Londra avrà un ruolo cruciale. Starmer ha già proposto un contingente di 12.000 uomini. La difesa comune europea non potrà prescindere dalle forze armate britanniche. I tempi della Brexit, caratterizzati da tensioni tra Londra e Bruxelles su questioni come le quote di pesca e i controlli doganali, sembrano ormai un ricordo lontano.
Essere al di fuori del mercato unico europeo offre a Starmer opportunità che Trump ha rapidamente colto, suggerendo che le merci britanniche potrebbero essere esentate dai dazi che colpiranno l’Unione europea. Sul fronte commerciale, è Trump a cercare di sedurre il governo britannico, evocando la “concreta possibilità” di un trattato di libero scambio transatlantico. Secondo il tycoon, un accordo del genere sarebbe “terrific”, eccezionale. Tuttavia, dal proclama alla firma c’è un abisso. Un accordo simile era l’obiettivo principale dopo la Brexit, ma finora non si è concretizzato. I tentativi di Boris Johnson e di altri premier conservatori sono falliti, con le trattative che si sono arenate a causa delle differenze negli standard dei prodotti, in particolare nel settore alimentare. In Gran Bretagna, nessuno è pronto ad accettare polli trattati al cloro o carni gonfiate con estrogeni provenienti dagli Stati Uniti.
Un accordo commerciale potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, poiché amplierebbe il divario tra gli standard e le regole del mercato europeo, che rappresenta la metà dell’interscambio britannico, e il triplo in valore rispetto all’import-export con gli Stati Uniti. Per i consumatori britannici, quindi, risulta più vantaggioso rimanere legati al mercato europeo.
Grazie alla Brexit, Starmer ha maggiore libertà di manovra, consentendo al suo governo di negoziare autonomamente con Washington. Tuttavia, nella guerra dei dazi preannunciata dalla Casa Bianca, Londra rischia di diventare un vaso di coccio tra vasi di ferro. Starmer non è un personaggio passivo; il tumulto generato da Trump ha, anzi, rilanciato il ruolo del Regno Unito come ponte tra Europa e Stati Uniti. Se le distanze dovessero aumentare e gli interessi divergere drasticamente, anche il cauto premier britannico dovrà prendere una decisione su quale direzione seguire. Per ora, Londra e Bruxelles sperano di evitare tale scenario. L’operazione simpatia avviata da Starmer durante questa visita, con il supporto della monarchia, sembra aver avuto un impatto positivo, portando sollievo a Downing Street.
This post was last modified on 28 Febbraio 2025 10:27