Una nuova indagine ha rivelato i complessi meccanismi che influenzano la composizione delle acque sotterranee nei Campi Flegrei, offrendo strumenti fondamentali per il monitoraggio dell’attività vulcanica. Questo studio, pubblicato il 21 febbraio 2025 sulla rivista Journal of Volcanology and Geothermal Research, rappresenta un passo cruciale nella comprensione della geochimica della falda flegrea, iniziando dal 2005, anno in cui è cominciata l’attuale crisi bradisismica.
Il team di ricerca e la collaborazione scientifica
La ricerca è stata realizzata da un gruppo dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV), in sinergia con diverse università italiane. Questo lavoro ha permesso di identificare i processi che determinano le diverse caratteristiche chimiche delle acque sotterranee, inclusa l’influenza dei gas vulcanico-idrotermali e i loro meccanismi di degassamento. Stefano Caliro, Dirigente Tecnologo dell’INGV-OV, ha dichiarato: “Il lavoro rappresenta il primo studio esaustivo sulla geochimica della falda flegrea dal 2005, e ha permesso di riconoscere i complessi processi che controllano le differenti caratteristiche delle acque”. Comprendere tali dinamiche è essenziale per monitorare l’attività vulcanica nella regione.
Le anomalie termiche e il modello geochimico
Un elemento chiave emerso dallo studio è l’integrazione di un modello concettuale con un modello fisico numerico del sistema. Questo approccio ha rivelato una risalita di gas nell’area di Solfatara-Pisciarelli e ha permesso di identificare l’interazione tra fluidi vulcanici e acquiferi. Giovanni Chiodini, Dirigente di Ricerca Associato presso l’INGV, ha sottolineato che “questa zona si conferma come il cuore dell’attività idrotermale della caldera”. I processi geochimici identificati sono interconnessi, ma ciascuno prevale in aree specifiche del sistema idrotermale, contribuendo alla notevole variabilità nella composizione delle acque sotterranee.
Nei Campi Flegrei si trovano diverse tipologie di acque: acque fredde di origine meteorica, acque bicarbonate termali, acque clorurate provenienti da soluzioni saline ad alta temperatura e acque sotterranee dell’area Solfatara-Pisciarelli, dove la condensazione di vapore ricco di zolfo gioca un ruolo cruciale. L’indagine ha avuto come obiettivo principale quello di approfondire i processi chimici che influenzano la composizione delle acque sotterranee.
Metodologia e risultati della ricerca
Per conseguire questo obiettivo, sono stati analizzati 114 campioni prelevati durante una vasta campagna di misurazione condotta tra il 2013 e il 2014. Alessandro Aiuppa, Professore presso l’Università di Palermo, ha spiegato che “abbiamo sviluppato un modello geochimico che ha permesso di descrivere l’evoluzione dell’interazione tra acqua meteorica, soluzioni saline idrotermali e gas vulcanici durante il suo percorso sotterraneo”. I dati ottenuti hanno consentito di elaborare un modello concettuale avanzato, utile per evidenziare e interpretare eventuali cambiamenti futuri nella chimica delle acque sotterranee e nella dinamica dei processi.
I risultati di questo studio hanno portato alla progettazione e realizzazione di una rete multiparametrica permanente di monitoraggio delle acque nella caldera, attiva dal 2018 e in continua evoluzione. Mauro A. Di Vito, Direttore dell’INGV-OV, ha concluso affermando che “questa rete rappresenta uno strumento essenziale per rilevare modifiche nel sistema e riconoscere eventuali segnali della ripresa dell’attività vulcanica”.