Nell’era digitale, le comunicazioni scritte hanno assunto forme sempre più variegate, spaziando dalle email ai messaggi istantanei.
Tra questi ultimi, WhatsApp si distingue come uno dei mezzi più utilizzati per lo scambio quotidiano di informazioni, comprese quelle relative a questioni finanziarie tra privati. Ma cosa accade quando queste conversazioni diventano l’unico testimone di un prestito non documentato altrimenti?
Prestiti tra amici e fiducia reciproca
Immagina la situazione: hai prestato una somma in denaro ad un amico fidato senza formalizzare il prestito attraverso un contratto scritto. I rapporti tra voi sono sempre stati basati sulla fiducia reciproca e non avresti mai pensato che potesse sorgere una disputa su tale accordo. Tuttavia, quando arriva il momento della restituzione del debito, il tuo amico inizia a tergiversare.
In assenza di un contratto scritto che attesti l’esistenza del debito e le sue condizioni, potresti trovarti in difficoltà nel dimostrare la tua posizione davanti alla legge. Eppure, se durante i vostri scambi su WhatsApp il tuo amico ha riconosciuto il debito o ha fatto riferimento al prestito ricevuto da te, queste conversazioni potrebbero tornarti utili.
La giurisprudenza italiana ha infatti stabilito che le chat WhatsApp possono essere considerate valide ai fini probatori in tribunale per dimostrare l’esistenza di un contratto o di un credito/debito. Questa posizione è stata confermata da diverse sentenze che hanno riconosciuto la validità delle prove digitali prodotte tramite screenshot delle conversazioni.
Un esempio significativo è rappresentato dalla sentenza n. 953/2024 del Tribunale di Reggio Emilia. In questo caso specifico, gli screenshot delle chat WhatsApp sono stati determinanti per ottenere un decreto ingiuntivo contro il debitore.
Criteri di validità delle prove digitali
Tuttavia, affinché tali prove siano considerate valide ed efficaci dal punto di vista legale, è necessario che rispettino alcuni criteri fondamentali:
1. Autenticità: gli screenshot devono essere chiaramente attribuibili alle parti coinvolte nella disputa.
2. Integrità: i messaggi non devono essere stati alterati o manipolati.
3. Contestualizzazione: le conversazioni devono essere pertinenti alla questione legale in esame e fornire elementi concreti relativamente all’accordo presunto tra le parti.
È importante sottolineare che oltre alle chat su WhatsApp possono essere utilizzate altre forme di prova come registrazioni audio o video delle conversazioni (purché ottenute nel rispetto della privacy e senza violare disposizioni legali specifiche).
Sebbene una chat su WhatsApp possa sembrare uno strumento informale e quotidiano per comunicare con amici e familiari, sotto certe circostanze può trasformarsi in uno strumento probatorio cruciale per rivendicare i propri diritti davanti alla legge italiana nel caso di dispute relative a crediti/debiti non formalizzati attraverso contratti scritti tradizionali.