La Manovra 2025 ha introdotto cambiamenti nel settore delle pensioni minime in Italia, suscitando grande entusiasmo tra i pensionati.
Oltre all’aumento delle pensioni minime, la Manovra 2025 prevede anche novità sui fondi integrativi pensionistici. Sarà possibile utilizzare i fondi integrativi alimentati con il TFR per permettere a coloro che non hanno raggiunto l’importo dell’assegno sociale con il sistema contributivo di andare in pensione di vecchiaia a 67 anni.
Questa misura è rivolta principalmente a chi ha iniziato a versare contributi a partire dal 1996 e rientra nel calcolo contributivo. Tuttavia, la stima è che poche persone possano beneficiarne, poiché chi ha stipendi più bassi tende meno frequentemente a iscriversi alla previdenza integrativa.
Aumento sulle pensioni, cosa cambia per gli anziani
L’aumento del 2,7% rispetto al trattamento minimo precedente è stato confermato, insieme a un ulteriore 1% di adeguamento all’inflazione. Questo porta l’assegno pensionistico minimo da 614,77 euro a 620,92 euro, un guadagno di circa 6 euro al mese. Anche se l’aumento può sembrare marginale, per molti pensionati può fare la differenza, aiutando a coprire spese quotidiane in un contesto economico in cui l’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto.
La notizia più rilevante è l’aumento delle pensioni minime, che raggiungeranno i 620,92 euro. Questo incremento, sebbene modesto, rappresenta un passo significativo verso il miglioramento del tenore di vita di milioni di pensionati nel paese.
Questa misura è stata fortemente sostenuta da Forza Italia all’interno della coalizione di governo guidata da Giorgia Meloni. Il governo è attualmente impegnato a trovare un accordo definitivo sul testo della Manovra 2025, che dovrà essere approvato dalle Camere del Parlamento. L’aumento delle pensioni minime rappresenta solo una delle tante misure in discussione, ma è sicuramente una delle più attese dai cittadini.
Un ulteriore aspetto interessante riguarda le misure che verranno mantenute o modificate. Alla fine del 2024, molti sistemi agevolativi, come il sistema delle Quote, non esisteranno più, portando a un ritorno alla Legge Fornero e ai suoi più rigidi requisiti per il pensionamento. Per evitare un impatto negativo, il governo sembra intenzionato a mantenere alcune misure come l’Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103, seppur con alcune modifiche restrittive. Quota 103, in particolare, subirà una stretta vigorosa sulle regole, con un calcolo interamente contributivo per l’assegno e limiti più severi sulle finestre mobili.
Infine, il governo Meloni ha introdotto incentivi fiscali per coloro che, pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata con Quota 103, decidono di continuare a lavorare. Gli incentivi prevedono che la quota di contributi a carico del dipendente, pari al 9,19%, venga inclusa nella busta paga, con l’assegno pensionistico che terrà conto di quanto non versato.
Queste misure riflettono l’impegno del governo a migliorare il sistema pensionistico italiano, anche se con risorse limitate. L’attenzione è rivolta a bilanciare la sostenibilità finanziaria del sistema con le esigenze dei pensionati, cercando di garantire una vita dignitosa a chi ha lavorato per decenni contribuendo al benessere del paese. Nonostante le sfide, l’aumento delle pensioni minime rappresenta un passo importante verso la tutela del potere d’acquisto dei pensionati italiani.