Dopo il recente sviluppo negli Stati Uniti, il neo eletto Presidente Donald Trump ha deciso di prorogare il divieto alle operazioni del social network TikTok, un’applicazione che conta circa 170 milioni di utenti nel paese. Il provvedimento, che entrerà in vigore a partire dal 19 gennaio 2025, è stato adottato in seguito all’approvazione della legge bipartisan nota come Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act del 2024. Questa normativa ha come obiettivo la protezione della sicurezza nazionale americana, mirando a prevenire possibili interferenze da parte di potenze straniere nel controllo dei dati sensibili di milioni di cittadini statunitensi.
Il contesto di questa decisione si inserisce in un quadro più ampio, in cui TikTok, di proprietà della società cinese ByteDance, è considerata un potenziale rischio per la privacy degli utenti americani. La legge stabilisce che, in virtù delle normative cinesi, ByteDance è obbligata a collaborare con il governo di Pechino e i suoi servizi di intelligence. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni significative riguardo alla protezione dei dati e alla sicurezza nazionale.
L’iter legislativo ha subito una battuta d’arresto, ma la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato il via libera al divieto, pronunciandosi sul caso TikTok contro Garland il 17 gennaio. Tuttavia, il Presidente Trump ha annunciato un intervento per salvaguardare temporaneamente l’applicazione, sfruttando i poteri conferitigli dal Congresso, che ha posticipato l’entrata in vigore del divieto di 270 giorni.
È importante chiarire che il provvedimento non deve essere interpretato come un attacco alla libertà di espressione, un principio fondamentale sancito dal Primo Emendamento della Costituzione americana. La Corte Suprema ha respinto la tesi di TikTok, secondo cui la legge violerebbe la clausola sulla libertà di parola. La decisione della Corte, pur riconoscendo la natura innovativa della tecnologia, si è mantenuta coerente con i precedenti giuridici, affermando che il divieto non è legato ai contenuti espressi sull’app. La legge, infatti, è considerata una “content-neutral law”, ovvero una normativa neutra rispetto ai contenuti, e la Corte ha applicato un livello di scrutinio intermedio, valutando l’importanza di un interesse governativo significativo e la proporzionalità delle misure adottate.
Questa situazione complessa e in continua evoluzione solleva interrogativi sulla gestione delle tecnologie emergenti e sulla loro influenza sulla società, evidenziando la necessità di un equilibrio tra sicurezza nazionale e libertà di espressione.