La rapida espansione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale sta avendo effetti significativi sull’infrastruttura dei data center, incrementando considerevolmente il loro consumo di acqua. Questi centri di elaborazione dati, essenziali per supportare il crescente fabbisogno di potenza di calcolo dell’IA, necessitano di un costante raffreddamento dei propri sistemi. Negli ultimi anni, in alcune regioni, questo ha portato a una situazione critica riguardo all’uso delle risorse idriche.
Negli Stati Uniti, la Virginia è diventata uno dei principali hub per i data center, vantando la più alta concentrazione mondiale di tali strutture. Secondo un rapporto del Financial Times, dal 2019 al 2023 il consumo di acqua in Virginia è aumentato drasticamente, passando da 1,13 miliardi di galloni a 1,85 miliardi di galloni, segnando un incremento del 66%. Questo aumento è direttamente correlato alla continua crescita della domanda di capacità di elaborazione e alle esigenze di raffreddamento di attrezzature sempre più potenti.
Il raffreddamento è un aspetto cruciale nel funzionamento dei data center, poiché i server e i sistemi di elaborazione generano un’enorme quantità di calore. Senza un’adeguata gestione della temperatura, l’efficienza operativa di queste strutture potrebbe ridursi drasticamente, portando a guasti hardware e a perdite economiche significative. Pertanto, i data center sono costretti a utilizzare vaste quantità di acqua per mantenere livelli di umidità adeguati e prevenire l’overheating.
Le grandi aziende tecnologiche non sono esenti da questo trend di consumo. Microsoft, uno dei principali gestori di data center, ha riportato che nel 2023 il 42% dell’acqua utilizzata proveniva da aree caratterizzate da stress idrico. Google, con uno dei footprint di data center più estesi al mondo, ha affermato che il 15% delle sue estrazioni di acqua dolce proviene da zone affette da grave scarsità idrica. Questi dati riflettono un messaggio chiaro: le risorse idriche stanno diventando sempre più critiche per il settore tecnologico, e la situazione richiede un’attenta valutazione.
Nonostante i progressi tecnologici, il ricambio dell’acqua in un sistema chiuso non è sempre applicabile nei data center. Molti centri adottano sistemi di riciclo, ma una parte significativa dell’acqua utilizzata è destinata al controllo dell’umidità, essenziale per mantenere un ambiente operativo stabile e sicuro. In aree con clima arido, l’aria non umidificata può provocare l’accumulo di elettricità statica, un fenomeno dannoso per i componenti elettronici.
Le attrezzature di raffreddamento utilizzate nei data center dipendono quindi da un delicato equilibrio di umidità per funzionare senza problemi. La necessità di mantenere l’umidità a livelli ottimali può limitare la quantità di acqua che può essere riciclata. Questo fattore, unito all’inefficienza di alcuni sistemi di recupero, rende la situazione ancora più complessa.
Affrontare la crisi del consumo idrico nei data center richiederà sforzi congiunti da parte delle aziende del settore tecnologico e delle autorità legislative. Le aziende stanno iniziando a investire in tecnologie che migliorano l’efficienza idrica, come sistemi di raffreddamento innovative, oltre a esplorare alternative per recuperare e riutilizzare l’acqua.
L’implementazione di pratiche di gestione sostenibile dell’acqua potrebbe contribuire a bilanciare la necessità di potenza di calcolo con la conservazione delle risorse idriche. Con i cambiamenti climatici e la crescente scarsità d’acqua a livello globale, è fondamentale che le aziende tecnologiche si orientino verso un futuro in cui la sostenibilità diventa una priorità operativa, proteggendo le risorse naturali senza compromettere le loro esigenze di business.
L’intersezione tra il boom della tecnologia e la crisi delle risorse idriche è una questione cruciale, e il settore deve affrontare queste sfide con urgenza e responsabilità.