Nel 1983, un giovane Steve Jobs si trovava di fronte a un’audience di designer all’Aspen International Design Conference, dove ha tracciato una visione che avrebbe rivoluzionato il mondo della tecnologia. Nel suo discorso, Jobs ha spianato la strada per le future generazioni, sostenendo che i computer sarebbero diventati il predominante mezzo di comunicazione. Un evento che oggi, grazie a un video recentemente scoperto, ci ricorda quante cose siano cambiate e quanto sia potente il progresso tecnologico.
L’anno 1983 era ancora un periodo in cui i computer erano considerati strumenti marginali, utilizzati principalmente da aziende e istituzioni. La maggior parte delle persone non possedeva un computer personale e molti non avevano neanche visto uno. La generazione presente nella tenda di Aspen era prevalentemente composta da design-oriented, ma molti di loro provenivano dal background della televisione. Jobs stesso si sentiva in qualche modo un “precomputer” e, per questo, sapeva di essere di fronte a una sfida non da poco. Come avrebbe potuto convincere gli ascoltatori ad abbracciare quella tecnologia che era ancora avvolta nel mistero?
Il tema della conferenza, “The Future Isn’t What It Used to Be“, trasmetteva già un senso di cambiamento imminente. Jobs, con la sua visione audace e provocatoria, incarnava perfettamente questo concetto. È in questo contesto che ha lanciato la sua invettiva riguardo al futuro dei computer e all’impatto che avrebbero avuto sulle vite di tutti. L’audience, inizialmente scettica, si è ritrovata a riflettere sulle potenzialità della tecnologia quando Jobs ha descritto un futuro in cui i computer avrebbero dominato le comunicazioni quotidiane.
Jobs ha affermato che ci saremmo confrontati con una realtà in cui più computer sarebbero stati spediti rispetto alle automobili, e che l’interazione umana si sarebbe spostata all’interno di questi nuovi strumenti. Ha parlato di concetti allora estranei come l’electronic mail, suggerendo che connessioni tra computer sarebbero diventate la norma, un’idea quasi fantascientifica per il pubblico di quell’epoca. L’ultima sfida della sua esposizione era chiara: immaginare un mondo in cui tutto ciò fosse la norma e dove, alla fine, si sarebbe pensato che “è sempre stato così“.
La reazione della sala è stata di stupore, culminata in una standing ovation per l’eloquente visione di Jobs. Senza dubbio, il suo messaggio ha potuto ispirare molti dei presenti a considerare la propria carriera di designer in un’ottica diversa, ripensando a come i computer avrebbero potuto integrare il design e la creatività. La sfida di Jobs non era solo nell’innovazione tecnologica ma anche nell’estetica di questi dispositivi, il che ha spianato la strada per l’approccio di Apple verso il design dei prodotti in un’ottica user-friendly.
Verso la conclusione di questi incontri, fu chiesto a Jobs di contribuire a una capsula del tempo che sarebbe stata aperta nel 2000. Un gesto che ha catturato l’essenza di un appuntamento storico; i contenuti della capsula avrebbero rappresentato il desiderio di commemorare quel momento e una visione verso un futuro incerto. La scelta di un mouse dalla Lisa Computer, un 8-track dei Moody Blues e una confezione di birra rifletteva non solo l’epoca ma anche la personalità di Jobs, un innovatore che credeva fermamente nel potere della tecnologia.
Oggi, il discorso di Jobs ci fa riflettere su quanto ci siamo trasformati. Per le generazioni che si identificano come “precomputer“, come gli adulti di oggi, è affascinante considerarne le differenze con i più giovani, che vivono a stretto contatto con i propri dispositivi. La vita prima dei computer personali era caratterizzata da strumenti analogici, comunicazioni dirette e una vita sociale più presente. Jobs, con le sue preziose parole, ha messo le basi per il mondo interconnesso che conosciamo oggi, dove i computer sono diventati estensioni della nostra vita quotidiana. La via intrapresa all’epoca si è rivelata fondamentale per il nostro presente e futuro.