Mercoledì prossimo, alle 21, il Teatro dei Servi ospiterà ‘Vorrei una voce’, un’opera di e con Tindaro Granata. Questo spettacolo rappresenta l’ultimo appuntamento della rassegna Contemporaneamente a Massa. Il lavoro di Granata è frutto di un intenso percorso creativo realizzato con le detenute della Casa circondariale di Messina, nell’ambito del progetto Il Teatro per Sognare. Al centro del monologo ci sono i sogni e l’importanza di non perderli.
Un viaggio tra ricordi e canzoni
Tindaro Granata ha collaborato con le detenute per mettere in scena l’ultimo concerto live di Mina, tenutosi alla Bussola di Focette il 23 agosto 1978. L’obiettivo era quello di far rivivere i ricordi delle donne coinvolte, creando uno spazio in cui potessero esprimere liberamente la loro femminilità e la loro anima. In questo contesto particolare, dove spesso la libertà d’espressione viene limitata dalla vita carceraria, ogni detenuta ha avuto l’opportunità di scegliere due canzoni della celebre artista italiana da interpretare in playback.
Granata spiega che attraverso queste canzoni si è cercato non solo di trasmettere emozioni ma anche storie personali significative. Ogni performance diventa così un atto potente che permette alle donne coinvolte nel progetto di recuperare una parte fondamentale della loro identità: quella legata ai sogni e alla speranza. La scelta delle canzoni non è casuale; Mina rappresenta per molte generazioni un simbolo forte ed evocativo.
La presenza assente delle detenute
Nonostante il profondo legame creato durante il laboratorio teatrale, Granata ha deciso che sul palco ci sarà solo lui. “Non voglio né posso portare in scena le ragazze della Casa circondariale,” afferma l’attore. Questa scelta rispetta la privacy delle partecipanti al progetto teatrale; ciò che hanno vissuto rimane nel contesto del carcere come esperienza unica a loro dedicata.
Granata porta con sé sul palco gli occhi, i gesti e le emozioni delle donne incontrate durante questo percorso artistico. Attraverso il suo racconto si fa portavoce delle storie vissute dalle detenute: storie segnate dalla ricerca del riscatto personale attraverso l’amore per la vita stessa. L’intento dell’attore è chiaro: vuole stimolare negli spettatori una riflessione profonda su quanto sia importante mantenere viva la propria voce interiore.
Un messaggio universale sulla vita
L’opera invita gli spettatori a interrogarsi su quando abbiano smesso di sognare o abbiano ignorato i propri desideri più profondi. “Bisogna trovare il coraggio,” continua Granata, “di combattere quella battaglia fondamentale: vivere pienamente anziché limitarsi a sopravvivere.” Questo messaggio risuona forte nella società contemporanea dove spesso si tende ad annullare le proprie aspirazioni sotto pressioni esterne.
La performance promette quindi non solo intrattenimento ma anche uno spunto per riflessioni personali importanti sui temi dell’identità e dell’autenticità umana in contesti difficili come quello carcerario. Gli spettatori sono invitati ad abbandonarsi all’emozione dello spettacolo mentre esplorano insieme all’attore questi temi universali legati al sogno e alla libertà personale.