Strategia Ue per rispondere ai dazi di Trump: misure drastiche in vista nel commercio internazionale

L’Unione Europea si trova a fronteggiare una sfida commerciale significativa in seguito all’implementazione dei dazi del 25% sui prodotti in acciaio e alluminio da parte degli Stati Uniti. L’alto funzionario Ue ha chiarito che Bruxelles sta considerando un ventaglio di opzioni per rispondere a questa problematica, non escludendo la possibilità di misure più creative attraverso servizi e diritti di proprietà intellettuale. In questo articolo esploreremo le nuove misure commerciali che potrebbero essere adottate dall’Unione e le implicazioni di tale situazione.

Retribuzione alle tariffe statunitensi

Oggi, i dazi su acciaio e alluminio sono ufficialmente in vigore, ma le misure potrebbero espandersi a partire dal 2 aprile con l’intenzione di colpire un’ampia gamma di merci europee. Oltre alle tariffe di riequilibrio già formalizzate mercoledì scorso, la Commissione Europea sta esplorando l’utilizzo di un nuovo strumento già previsto due anni fa, noto come “meccanismo anti coercizione”. Questo approccio rappresenterebbe un forte segnale di escalation nelle relazioni con Washington e un passo significativo nei confronti delle pratiche commerciali degli Stati Uniti.

Definito da alcuni come un “bazooka commerciale“, il meccanismo consente all’Unione Europea di intervenire quando un Paese extracomunitario sembra utilizzare il commercio per esercitare pressione sull’Unione stessa o su uno dei suoi Stati membri. Tale strumento offre diverse opzioni, come l’introduzione di contro-dazi, limitazioni alla partecipazione di aziende statunitensi agli appalti pubblici e restrizioni all’accesso dei mercati finanziari europei.

Impatti concreti sul commercio e sulle aziende americane

L’adozione del meccanismo anti coercione potrebbe tradursi in misure concrete contro importanti company Usa che operano in ambiti come lo streaming e l’uso di software. Se l’Unione decidesse di limitare la possibilità per le aziende statunitensi di monetizzare i loro servizi in Europa, si profilerebbe un colpo significativo. Le reazioni da parte dell’amministrazione Trump sarebbero oltremodo prevedibili, dato che già nota come un danno inflitto alle multinazionali americane a causa di normative come le diverse web tax imposte da vari Paesi.

Il clima di tensione deriva anche dalle attuali regolamentazioni come il Digital Markets Act e il Digital Services Act, che gli Stati Uniti vedono come misure restrittive nei loro confronti. A ciò si somma la contestazione dell’applicazione dell’Imposta sul valore aggiunto, contribuendo ad accrescere le frizioni tra le due sponde dell’Atlantico.

La difficoltà di attivazione del meccanismo anti coercione

Sebbene l’implementazione del meccanismo anti coercione sembri promettente, la realtà politica all’interno dell’Unione Europea presenta importanti ostacoli. Per attivare questo strumento, è necessario ottenere un voto a maggioranza qualificata nel Consiglio Europeo. In altre parole, sono necessari 15 dei 27 Paesi membri per esprimere consenso. Inoltre, le nazioni che voteranno a favore devono rappresentare almeno il 65% del totale della popolazione europea. Anche un certo numero di Paesi chiave che esprimono dissenso rende questo obiettivo piuttosto complesso da raggiungere.

L’indagine sulle piattaforme digitali e le sue conseguenze

Parallelamente a queste tensioni commerciali, è prevista una decisione che potrebbe alterare ulteriormente le relazioni transatlantiche. Infatti, entro il 25 marzo, la Commissione Europea dovrà concludere l’indagine iniziata nel 2024 su Alphabet, Apple e Meta per accertare se stiano rispettando il Digital Markets Act. Qui, le piattaforme digitali sono tenute a garantire apertura e accessibilità ai propri servizi.

Eventuali violazioni di questo atto normativo potrebbero sfociare in sanzioni che arriverebbero fino al 10% del fatturato annuale delle società coinvolte. Nell’ambito e della crescente tensione, alcuni rappresentanti repubblicani hanno espresso preoccupazione, sostenendo che il Digital Markets Act prenda di mira ingiustamente le aziende americane e ostacoli i progressi innovativi.

Le risposte delle autorità europee non si sono fatte attendere, con le vicepresidenti che hanno difeso il Dma come uno strumento utile per evitare la dipendenza dalle grandi piattaforme digitali, promuovendo una maggiore scelta per i consumatori e opportunità di business per le aziende. Le divergenze tra le posizioni europee e americane si fanno sempre più evidenti in questo contesto.

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