Spyware Graphite: Un allarme crescente per diritti umani e attivisti in Italia

Le recenti ricerche del Citizen Lab dell’Università di Toronto hanno messo in luce una preoccupante serie di attacchi informatici mirati, in particolare attraverso l’uso dello spyware Graphite. In Europa, sono stati documentati oltre novanta casi di infezioni, con una particolare attenzione alle vittime italiane, inclusi giornalisti e attivisti. Questo fenomeno rappresenta una seria minaccia per la libertà di espressione e i diritti umani, sollevando interrogativi sul modo in cui le autorità italiane gestiscono queste questioni.

L’analisi delle vittime: inchieste e profili a rischio

I ricercatori canadesi hanno identificato casi emblematici in Italia, come quello del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e degli attivisti dell’ong Mediterranea, Luca Casarini e Beppe Caccia. A questi si aggiungono Mattia Ferraresi, cappellano di bordo, e David Yambio, attivista di Refugees in Libya. La peculiare connessione italiana viene amplificata dal fatto che tutte queste figure sono coinvolte in questioni legate alla migrazione e ai rifugiati, il che suggerisce un attacco mirato contro individui che sollevano questioni critiche riguardo le politiche governative.

Citizen Lab ha sottolineato che l’atteggiamento delle autorità italiane verso questi incidenti evidenzia una mancanza di chiarezza e trasparenza. La reazione del governo si è evoluta nel tempo, passando dall’ignorare inizialmente l’esistenza di queste operazioni di spionaggio, per poi confermare l’utilizzo del software Graphite da parte dell’Aise, l’agenzia di intelligence italiana. Ciò ha generato ulteriore confusione e rabbia tra le vittime e i sostenitori dei diritti umani.

La risposta del governo e le contraddizioni

La sequenza di eventi che si è susseguita dal 6 febbraio, quando l’esecutivo dichiarava di non essere a conoscenza del problema, a oggi, mette in evidenza una serie di contraddizioni. Solo poche settimane dopo, si è appreso che Paragon, la società che gestisce Graphite, ha interrotto contratti con clienti italiani, segnalando così delle anomalie nelle comunicazioni governative.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha confermato che il governo è cliente di Paragon, alimentando ulteriormente la confusione. Durante un’audizione, il direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli, ha affermato che l’agenzia dispone di Graphite ma ha negato di aver mai spiate giornalisti e attivisti. Queste affermazioni contraddittorie sollevano interrogativi sulla verità della situazione e sulla trasparenza del governo nei confronti dei casi segnalati.

Le notizie si sono susseguite fino al 19 febbraio, quando il sottosegretario Alfredo Mantovano ha dichiarato che le informazioni non divulgate rientrano nella categoria delle informazioni classificate. Pochi giorni dopo, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha smentito l’esistenza di contratti con Paragon a livello giudiziario. Un susseguirsi di affermazioni che ha creato un clima di sfiducia e incertezza.

L’ombra della giustizia: indagini e interrogativi irrisolti

A complicare ulteriormente la situazione, cinque procure italiane, incluse quelle di Roma, Bologna, Venezia, Napoli e Palermo, sono attualmente impegnate a indagare sulla questione. Fino ad ora, le indagini avanzano lentamente e l’unico aggiornamento noto proviene da Roma, dove la procura ha formulato un’ipotesi di reato per intercettazioni abusive, anche se a carico di ignoti.

Un aspetto che suscita particolare interesse è il caso di David Yambio, il quale ha denunciato che uno degli attacchi spyware è avvenuto durante il suo testimonio contro Osama Elmasry, inquisito per il suo ruolo in Libia. Yambio ha portato la sua complessa situazione alla Corte penale internazionale, segnalando un connubio tra attacchi informatici e questioni di giustizia.

Ciò che rimane oscuro è chi abbia istituito questi attacchi e quali siano le motivazioni reali dietro a tali operazioni. Le indagini potrebbero rivelare collegamenti tra traffici irregolari e operazioni di spionaggio, ma il futuro resta incerto. Con le autorità che si trovano a gestire un autentico labirinto di denuncia e segreti, la questione di come e perché gli attacchi siano avvenuti offre spunti per un’analisi continua sui market degli spyware e sulla protezione dei diritti fondamentali.

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