Velocità di connessione a Internet: i Paesi virtuosi

La classifica delle Nazioni con velocità media di connessione a Internet premia alcune delle “tigri asiatiche” e i Paesi Scandinavi.
Nessuna traccia dell’Italia nella Top 10, diciamolo subito, così da toglierci il dente. Scontato? Forse si, ma si è sempre in tempo per adottare un piano di sviluppo digitale serio e duraturo, che non guardi solo all’oggi ma che tenga presente di cambiamenti e sfida che possono attendere (e che già lo fanno) il Paese, investendo di più in tecnologie, infrastrutture e Cultura Digitale (ma anche solo in Cultura perché, nonostante il mantra degli ultimi anni sia sempre “con la Cultura non si mangia”, i dati relativi a turismo e richiesta di prodotti Made in Italy, siano essi artigianali, eno-gastronomici o altro, è in continua crescita). Perché il Digital Divide esiste e anche l’info-povertà, l’analfabetismo tecnologico e tutte le altre carenze tipiche di un Paese non moderno. La classifica di Akamai parla chiaro, i servizi offerti dai provider Internet nostrani non è neanche lontanamente comparabile neppure al Regno Unito, che si ferma alla ventesima posizione con una media di 14.9 Mbps (Megabit per secondo) per quanto concerne la velocità di connessione alla Rete. Una posizione però che non deve ingannare, perché a fronte di una connessione “lenta”, il Regno Unito vanta comunque primati in ambito Tech Economy, con una rete di aziende e startup che affollano la City di Londra e danno lavoro (oltre PIL) al Paese.
I dati si riferiscono al rilevamento effettuate durante il terzo trimestre del 2016 e incoronano la Korea del Sud, patria della Samsung, con una media di 26.3 Mbps. A seguire un’altra sorella asiatica, Hong Kong, a 20.1 Mbps. Terzo (per un pelo) e quarto posto per Norvegia (20 Mbps) e Svezia (19.7 Mbps). Gli Stati Uniti, patria per eccellenza della Web Economy, si piazzano solo al 12° posto, pagando sicuramente per estensione geografica, disallineamento infrastrutturale e culturale tra gli Stati membri e condizioni morfologiche.
Purtroppo, nonostante l’ONU abbia dichiarato, mediante la risoluzione ufficiale “Promozione, protezione e godimento dei diritti umani online”, approvata lo scorso 30 giugno 2016 che:
Gli stessi diritti che le persone hanno offline, devono loro essere riconosciuti anche online
le cose non vanno di pari passo in tutti i Paesi del Mondo, Italia compresa, con discussione sul Diritto di Accesso a Internet ancora in ballo sin dalla proposta iniziale di Stefano Rodotà, del 2010.
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Tommaso Lippiello