Tutti i segreti di Twoorty!

Twoorty, la StartUp made in Italia svela alcuni dei segreti del proprio successo.
La difficoltà spesso, si sa, aguzza l’ingegno, e di intelletto e arguzia il popolo italico di certo non pecca. Tutti noi conosciamo quanti e quali personaggi hanno dato lustro al Belpaese ieri come oggi, anche se spesso costretti ad affermarsi e a lavorare oltralpe pur di far conoscere opere d’arte e scoperte scientifiche. Non desta dunque particolare stupore constatare come, anche in Italia, con l’esplosione del cosiddetto Web 2.0, molti giovani menti abbiano intrapreso il difficoltoso percorso dell’auto-impresa, fenomeno meglio conosciuto nel settore con il nome di Web StartUp. Sono tantissime infatti le realtà nostrane che hanno puntato il tutto per tutto, investendo energie e risorse in nuovi progetti. Lo scopo è di ritagliarsi uno spazio nella Italian Rain Forest, un ecosistema costituito prevalentemente da tutte quelle imprese che, specializzate in prodotti e servizi destinati al mercato online ma non solo, si trovano in una fase di avvio.
Ma come si diventa startupper? Ma soprattutto, cosa significa creare una startup nel nostro Paese? Lo abbiamo chiesto a Carlo Crudele e Alice Cimini, fondatori di Twoorty.com, il social network tutto italiano che sta riscuotendo grande successo.
Che cos’è Twoorty?
Twoorty è quella che noi definiamo una knowmunity, cioè una community del sapere condiviso. Una piattaforma in cui ci si incontra per interessi in comune, per affinità, e non più per quelle così tanto sbandierate “amicizie” – che molto spesso amicizie non sono – proprie dei social network classici. Su Twoorty, che tu sia amante dei viaggi, del giardinaggio o della musica rock, non appena ti iscrivi vedi subito tutti i contenuti postati da utenti con interessi a te affini… e, non appena tu stesso posti un contenuto, Twoorty si incarica di farlo arrivare a tutti quelli che potrebbero esserne interessati. E solo a loro, eliminando così il troppo spam che gira sui social classici.
Quando e come nasce il progetto?
Il progetto nasce a novembre del 2011, da una mia intuizione prontamente “spalleggiata” dall’entusiasmo e dalla professionalità di Alice Cimini, la co-founder: era un Twoorty in embrione, ovviamente, caratterizzato da un focus un pò diverso e logicamente privo di molte delle attuali funzionalità. Il “cambio di passo” avviene nel giugno 2012: lì Twoorty assume il volto della knowmunity che è ancora oggi, e che tanto sembra appassionare gli utenti. E una nuova evoluzione è prevista nel luglio 2013, perché ovviamente il web non si ferma mai… e nemmeno noi!
Quali sono state le difficoltà incontrate all’inizio?
Tante, di ogni tipo. Persino trovare un ufficetto dove riunire lo staff milanese (Twoorty nasce “bicefalo”: la parte di programmazione è a Salerno) si è rivelata un’impresa comica, perché “siete così giovani, sicuri che poi mi pagate l’affitto?”. Ma questo è il meno: tra istituzioni finanziarie che ti concedono fondi solo “a progetto ben avviato” e utenti che ti chiedono perché tu stia facendo un social network “visto che c’è già Facebook”… c’era di che gettare la spugna. Per fortuna non lo abbiamo fatto.
Tanta buona volontà o tante finanze dietro all’idea iniziale?
Tanta buona volontà, ma saremmo ridicoli se dicessimo che le finanze non servono. Noi abbiamo avuto la fortuna di trovare un business angel, un piccolo imprenditore volenteroso e con gli occhi puntati al futuro, che si è appassionato all’idea, ne ha visto le potenzialità ed è oggi pienamente inserito nel progetto. Non cercavamo grandi cifre, ma, come dice il proverbio, “senza soldi non si cantano messe”. Adesso che la messa è da tenere in una chiesa ben più grande, data l’affluenza costante degli utenti e lo ‘spotlight’ incoraggiante regalatoci dai media più diversi, siamo nuovamente alla ricerca di fondi. Non necessariamente nostrani.
Cosa significa essere una Startup web in Italia?
Significa, come ti dicevo, avere tanta pazienza. Sapere che il conformismo, le resistenze (in primis degli utenti!) e certe insidiose “botte di pessimismo” possono farti passare la voglia. Ma, d’altra parte, significa anche avere sotto sotto l’idea malsana di “stare facendo qualcosa per il proprio Paese”. Che suona molto patriottico, ma che noi abbiamo sempre inteso come una sfida. Insomma, chi è che diceva che se riesci a guidare a Napoli puoi farlo anche a Tokyo?
Esiste uno Startup Business Model?
Certo, ma non è quello di una grande azienda. Noi siamo flessibili per scelta e per necessità, e il business model può cambiare di conseguenza: lottiamo contro i giganti, quindi bisogna credere nella propria idea fino in fondo… ma anche essere pronti a ricalcolare il percorso quando serve. Ovvio, l’idea è che il business model sia sufficientemente credibile e resistente da essere incrollabile. Proprio come la tua filosofia di partenza.
Cosa ne pensate di Angel Investor o incubatori?
Che qui da noi siano figure ancora mitiche, troppo spesso imparagonabili con i loro omologhi americani, dove c’è competenza abbinata a una buona, quando non ottima, disponibilità di spesa e propensione al rischio. Detto ciò, ben venga il formarsi di una cultura imprenditoriale che spalleggi le nuove idee: il tanto richiesto “ricambio generazionale”, anche e soprattutto a livello di approccio mentale, passa anche da lì.
Come vi rapportate con gli altri interlocutori della Italian Rain Forest e Social Influencer in genere?
Discorso diverso, in quel caso: spesso – non sempre, ma spesso – i nostri “esperti” meritano pienamente quest’appellativo. Persone competenti e curiose, un’èlite informata e disponibile al confronto che può spesso mettere in moto un fruttuoso passaparola per le idee vincenti. E che, se s’innamorano di un progetto (Twoorty ne ha fatto invaghire un po’), sono i migliori fornitori di idee, suggerimenti e critiche.
StartUp Twoorty: autoimprenditore o datore di lavoro?
Vorremmo essere datori di lavoro, ma lo siamo ad intermittenza: una startup come la nostra non può permettersi grandi staff. Diciamo che i nostri colleghi sono soddisfatti sia delle retribuzioni, sia soprattutto del fatto di affiancarci a tutti gli effetti nella sfida. Sono persone che lavorano 25 ore su 24, e solo con loro Twoorty avrebbe potuto vedere la luce.
Un consiglio ai futuri startupper
Sappiate portare avanti un’idea in maniera indomita e cocciuta finché è il caso, sappiate lasciarla perdere, evitando di intestardirvi per puntiglio, quando non lo è più. Il mondo è pieno di nuove idee che aspettano di vedere la luce.
Tommaso Lippiello