SOS Stalking: la tecnologia in aiuto delle donne

Le donne sono sempre più le vittime designate da parte di stalker, ex amanti o mariti gelosi e violentatori: nonostante le continue notizie di cronaca, continuano incessanti i casi di violenza. Ma una app arriva in loro aiuto.
Solo nel 2013 in Italia sono state registrate 128 vittime di violenza: l’autore è nel 48% dei casi il marito, nel 12% il convivente nel 23% l’ex; troppe non hanno il coraggio di denunciare, altre ancora credono che questi siano atti di amore da parte del loro compagno; altre ancora non hanno fatto in tempo a denunciare.
Tanti sono i provvedimenti presi in tal senso, cosi come tante sono le associazioni che tutelano le donne vittime di violenze; tra queste segnaliamo SOS Stalking, associazione diretta e ideata dall’avvocato Lorenzo Puglisi. Oltre ad essere presente sul campo e a portare un valido aiuto alle donne, ha ideato un nuovo supporto, che unisce la loro esperienza sul campo e la tecnologia.
Parliamo di una app, SOS Stalking app, che vuole essere un valido aiuto su più fronti: scaricabile gratuitamente su Google Play e su Apple Store, consente alla vittima, o a chi si sente minacciato, di geolocalizzarsi al fine di trovare i centri anti-violenza e quelli delle forze dell’ordine più vicini, oltre che di accedere alla consulenza gratuita di un team di professionisti (avvocati e psicologi) per un consulto.
La app dà anche la possibilità di contattare l’associazione tramite un form: lasciando i propri dati, i professionisti, avvocati e psicologi di SOS Stalking risponderanno ai quesiti dell’utente fornendo una consulenza gratuita.
La tempestività nell’intervento è fondamentale – spiega Puglisi – Spesso chi subisce una violenza tende a sminuire l’accaduto catalogando l’episodio come occasionale nella vana speranza che non si ripeta. Le statistiche, però, parlano chiaro: il 50% dei femminicidi sono preceduti da stalking. Per questo la domanda che tutti noi dobbiamo farci è una sola: quante vite potremmo evitare se le condotte molestatorie fossero fermate in tempo?
Ogni donna deve sentirsi libera di vivere la propria vita come vuole, deve avere la possibilità di finire o iniziare un nuovo amore, trasferirsi, uscire con le amiche, andare in discoteca, al cinema o in pub: deve essere libera, punto.
Luciana Littizzetto, nello scorso San Remo, in un monologo a rivolto un appello a tutte le donne e a tutti gli uomini a smettere con questa pratica da Medioevo: ve lo riproponiamo qui, con l’augurio che questo messaggio diventi virale e che ogni persona che fa violenza su una donna si vergogni.
In Italia, in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, una compagna, una figlia, un’amante, una sorella, una ex.Magari in famiglia, perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore.La uccide perché la considera una sua proprietà, perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, e sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro.E noi che siamo ingenue, spesso, scambiamo tutto per amore.Ma l’amore, con la violenza e le botte non c’entrano un tubo.L’amore, con gli schiaffi e i pugni c’entra come la libertà con la prigione.Noi, a Torino, che risentiamo della nobiltà reale diciamo che è come passare dal risotto alla merda.Un uomo che ci mena non ci ama, mettiamocelo in testa, salviamolo nell’hard disk.Vogliamo credere che ci ami, bene, allora ci ama male.Non è questo l’amore.Un uomo che ci picchia è uno stronzo, sempre, e dobbiamo capirlo subito, al primo schiaffo, perché tanto arriverà anche un secondo, e un terzo, e un quarto.L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe le costole, non lascia lividi sulla faccia.Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti. No, ne abbiamo una sola.
Non buttiamola via.
Francesca Lizi