Come Ryan Murphy usa la musica nella serialità dedicata al true crime: da “Dahmer” a “Monsters” su Netflix.
La musica ha sempre avuto un legame speciale con gli eventi di cronaca, specialmente nei decenni passati. Negli anni ’70 e ’80, le melodie si intrecciavano con le storie di serial killer e drammatici fatti di cronaca, creando un’atmosfera che rendeva tutto ancora più inquietante. Più di recente, in progetti come “Monsters” di Ryan Murphy, questa dinamica è stata ribaltata. Qui, la musica non è solo un contesto, ma diventa parte integrante della vita dei protagonisti, come un filo conduttore che attraversa le loro esistenze tormentate.
Il primo trailer di “Monsters” ha subito catturato l’attenzione, lanciando un’eco inquietante delle melodie di KC and the Sunshine Band con il brano “Please Don’t Go“, che assurge quasi a un avvertimento macabro nei confronti delle vittime di Jeffrey Dahmer. La musica, in questo sceminario, non è semplicemente un sottofondo, ma è destrutturata per riflettere l’orrore e la carneficina. La scelta di brani come questo sottolinea il tema centrale della narrazione, dove la performance diventa un modo per esplorare la psiche di un assassino seriale.
La music supervisor del progetto, in un’intervista, ha rivelato che alcune canzoni figurano anche nella sceneggiatura originale e offrono un’illusione di felicità, quasi come un contrappunto alla sofferenza interiore di Dahmer. Brani come “Catch Me I’m Falling” dei Pretty Poison, per esempio, accompagnano momenti cruciali della storia in un modo che rende il tutto ancor più incisivo. La musica agisce da commento sulle azioni, creando un doppio strato di narrazione. Tuttavia, il vero lavoro di Thomas, la music supervisor, è stato quello di convincere gli autori delle canzoni a prestarle per un progetto che affronta tale oscurità. E per questo ha dovuto spiegare che l’obiettivo era raccontare per cercare di prevenire future tragedie, una sfida non da poco.
Inoltre, il processo di ricerca musicale si è focalizzato su brani degli anni ’80, quelli solenni usati nei gay club della Los Angeles di quel periodo. Canzoni come “Nite and Day” di Al B. Sure! e “Gypsy Woman ” dei Crystal Waters non solo posizionano temporalmente la storia, ma alludono anche ai luoghi e contesti nei quali Dahmer operava. Ogni canzone non è solo un mero accompagnamento, ma determina il ritmo della narrazione, penetrando nella psicologia del protagonista in un modo che rende la storia ancora più avvincente.
Mentre il focus musicale su Dahmer si concentra sulla sua psiche, l’analisi dei casi dei fratelli Menendez assume una dimensione differente. Qui, la storia si sposta dal soggetto del serial killer agli eventi che hanno condotto a un omicidio così brutale come quello dei loro genitori. La musica assume così un ruolo cruciale, ma incarna un diverso tipo di racconto: non più l’esplorazione dell’individuo, ma il contesto sociale e familiare che ha influenzato queste terribili azioni.
La Los Angeles degli anni ‘80, ritratta da Bret Easton Ellis, fa da sfondo a questo racconto. Le sonorità di quel periodo raccontano una città in fermento, dove il denaro e il potere si mescolano a fragilità e crisi interiori. Ogni stagione di “Monsters” dovrà quindi trovare un’armonia musicale che rispecchi le speranze e le delusioni dei protagonisti, rivelando le sottoculture e le tensioni di un’epoca. Le scelte musicali non si limitano a un semplice accompagnamento, ma funzionano come una sorta di cronaca delle emozioni che i fratelli devono affrontare.
In questo contesto, la musica diventa uno strumento per capire le origini dei comportamenti umani. Ogni nota suonata offre una chiave per entrare nel mondo complesso e straziante dei Menendez, permettendo di riflettere su come il passato possa influenzare il presente. Dunque, “Monsters” non è solo un racconto di orrori, ma un viaggio attraverso le menti e le storie di chi questi orrori ha vissuto.
This post was last modified on 4 Novembre 2024 11:41