Quando l’azienda diventa smart!

L’introduzione delle smart technologies nei contesti aziendali è sempre maggiore. Ma quali sono i benefici?
Forse da un paio d’anni abbiamo iniziato a sentire e leggere dai media di smart technology. Ma ne conosciamo il vero significato? Intendiamo, per smart technology, tutti i supporti tecnologici come device connessi, dispositivi indossabili e soluzioni di intelligent automation che, tramite un input, consentono ai computer e/o ai vari strumenti di compiere un’azione altrimenti eseguita dagli esseri umani.
Ad oggi, ci ritroviamo circondati da oggetti più o meno “intelligenti” che ci semplificano molte azioni del nostro quotidiano. Le aziende, con obiettivi di crescita, hanno rivolto molta attenzione a questo fenomeno, individuando in esso tre potenziali peculiarità:
- nuove possibilità di business con aumento di ricavi;
- supporto ai clienti con maggiore efficienza
- prevenzioni da eventuali rischi, in quanto è sicuramente più probabile un errore umano che uno cibernetico.
Avanade, leader nella fornitura di servizi digitali innovativi, in collaborazione con Wakefield Research, una società di ricerca indipendente, ha condotto tra il dicembre 2015 e il gennaio 2016 una ricerca sull’introduzione delle smart technologies in azienda. Sono stati intervistati 500 top manager (C-level), responsabili di business unit aziendali e decision makers nel settore IT in diversi paesi: Italia, Australia, Canada, Francia Germania, Giappone, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.
L’interessante caso di studio ha fatto emergere che molte aziende corporate stanno investendo e ricevendo (già!) benefici dal crescente utilizzo di “tecnologie intelligenti”. Il motivo principale di questa svolta aziendale è l’opportunità di business, quindi l’aumento del fatturato che, stando alle previsioni per i prossimi cinque anni, dovrebbe aumentare di circa il 33% (secondo i manager nostrani per l’Italia ci si attende un incremento del 38%), ciò predetto sulla base media mondiale del 63% delle aziende che hanno investito in smart technologies (in Italia ha investito il 79% delle aziende). Oltre all’immediato beneficio sul fatturato aziendale, si possono ritenere dei vantaggi l’innalzamento della soddisfazione dei dipendenti e il miglioramento della customer experience.
Ovviamente, come tutte le “rivoluzioni”, l’introduzione di questi strumenti prevede dei professionisti in grado di fruirne, il 73% dei manager intervistati (in Italia il 69%) sostiene che le aziende, con l’introduzione delle tecnologie intelligenti, avranno bisogno di “assumere dipendenti più qualificati per prendere decisioni sempre più complesse“. Le abilità misurate nei lavoratori, durante i processi di recruiting, saranno:
- capacità di problem solving,
- capacità di raccogliere e analizzare i dati,
- pensiero critico e spirito di collaborazione.
Leggermente diversa è la classifica delle abilità dei C-level italiani, che ritengono sia più importante la capacità di raccogliere e analizzare i dati, seguita dal problem solving e dal pensiero critico e lo spirito di collaborazione. In linea con questo pensiero, le aziende stanno provvedendo nell’aggiornare le proprie risorse professionali. Inoltre, considerando la velocità dell’evoluzione del mercato del lavoro, non si esclude la formazione di nuove figure professionali, le quali saranno motivo di una riorganizzazione delle strutture aziendali. Secondo lo studio il 20% della forza lavoro dovrà riqualificarsi per poter continuare nel proprio lavoro. Inoltre, risulta che il 92% dei manager (in Italia il 96%) ritengono che con l’utilizzo delle smart technologies sarà più semplice attrarre talenti e trattenerli nell’ambiente lavorativo.
Dunque, da una prima panoramica, sembra proprio che le smart technologies saranno fondamentali per le aziende. Il 60% dei manager (in Italia 63%) le considerano importanti come supporto alla customer experience, con una ricaduta migliore sulle opportunità di vendita. Inoltre, i C-level prevedono che questi tools riusciranno ad individuare anche i clienti a rischio.
Ma se le smart technologies sono dei potenti e validi alleati, bisogna anche considerare che un cambiamento radicale come quello intrapreso dalle aziende, che stanno investendo su questi strumenti, confluirà in un netto cambiamento etico. E a quanto emerge dalla ricerca, il 78% dei manager (83% in Italia) ammettono che non hanno ancora considerato un piano preventivo ai problemi etici che quasi sicuramente si presenteranno a causa delle smart technologies, ma sono coscienti che la prevenzione a tali problematiche costerà circa il 10% del budget IT.
Anche se, probabilmente, l’attenzione all’etica digitale crescerà con l’evoluzione degli ambienti di lavoro digitalizzati (digital workplace) così da apportare valide e rapide soluzioni a questa evoluzione.
Pronti al digital workplace? Meglio prepararsi, non abbiamo molto tempo!
Marialuisa Allocca