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Quando il social uccide!

Dalla rete passando per i social, il cyberbullismo dilaga nel mondo occidentale!

Cos’è il bullismo?  Tutti gli atti di soggetti contro altri che implicano aggressioni fisiche e molestie verbali.  Atto, come quello di pochi giorni fa, accaduto in provincia di Belluno, dove un gruppo di minorenni ha costretto una loro coetanea affetta da sindrome di Down, a salire su un autobus che non l’avrebbe condotta a casa ma in un altro paese. Questo è bullismo. Atti minatori, pedinatori, aggressioni fisiche e psicologiche.

Con l’era tecnologica il mondo si è evoluto, con esso anche il bullismo, che nonostante la sua forma tradizionale suddetta, dilaga anche nel cyberspazio, tanto da poterlo definire cyberbullismo. Il cyberbullismo può includere “messaggi di testo, e-mail e gossip diffusi via posta elettronica o postati sui social network, ma anche la pubblicazione di video e foto imbarrazzanti, la creazione di profili e siti web falsi”.

Il Cyberbullismo dilaga nei paesi occidentali

Proposta

“Cyberbullismo”, il primo ad usare questa espressione fu l’educatore canadese Bill Belsey, basandosi su riflessioni che considerano: «Il web pericoloso per i ragazzi perché rimangono soli davanti a uno schermo. In Rete i giovani sono alla mercé di chiunque» bulli, malintenzionati, troll, pedofili.

Cosa ne risulta? Minacce, ricatti, foto rubate e pubblicate su siti pubblici, insulti, messaggi anonimi, trolling e molestie, vere e proprie persecuzioni psico-digitali. E se qualcosa (una notizia imbarazzante, una foto personale) viene diffuso in rete, si è soliti pensare che la notizia arriverà a tutti, quindi la vergogna e l’imbarazzo possono raggiungere livelli molto alti e si sono registrati persino casi di suicidi: come il caso di  Hannah che attraverso Ask.fm riceveva ogni giorno messaggi in cui veniva invitata a suicidarsi. Hannah si è impiccata. Il suo unico errore? Si era iscritta ad Ask.fm perché voleva essere popolare, ma i provocatori della rete, si sono scatenati: «Perché non bevi della candeggina così muori?». Oppure come la storia di Rebecca, la mamma aveva provato a toglierle il cellulare, le aveva fatto anche chiudere il profilo Facebook e le aveva cambiato scuola perchè aveva intuito che la sua bambina fosse in pericolo. Ma non pensava che sua figlia, un ragazzina di 12 anni, ricevesse tutti i giorni sul suo smartphone messaggi di istigazione al suicidio, le scrivevano «devi morire, fai schifo». Così, Rebecca ha deciso di lanciarsi dal tetto di una vecchia fabbrica vicino casa sua e la madre non ha potuto fermarla.

Usa, Europa, Asia  l’elenco dei giovani che si sono suicidati è interminabile, per la maggiore ragazze (o almeno le stime di percentuali così riportano!) ma anche maschi, magari presi di mira perché ritenuti gay.

Sono tanti i mezzi a disposizione dei cyberbulli: Kik Messenger, Ask.fm, ma ci sono anche le app per il telefonino come Snapchat (che manda messaggi anonimi e poi li autodistrugge), o ancora, Formspring e Voxer.

Cyberbullismo nei social network

Sui giornali si legge: “il social ha ucciso” come se fossero le tecnologie ad uccidere, come se non fosse colpa della cultura giovanile che dilaga. Leggendo queste storie di cronaca, viene da pensare che il problema non sia solo la tecnologia, ma la solitudine, la fragilità, la mancanza di autostima e di affetto per se stessi.

Non servono le leggi contro l’istigazione al suicidio come non servono i tasti per la segnalazione di abusi, introdotti da Ask.fm, Twitter, Facebook & co. perché nella maggior parte dei casi anche se segnali un abuso non succede niente! Le scuole hanno un potere limitato, possono monitorare minimamente l’attività on-line dei ragazzi e l’interazione attraverso i social media e non sono autorizzati a punire gli studenti, per azioni compiute in rete al di fuori dell’orario scolastico. A peggiorare tutto, purtroppo, ci sono anche casi di genitori che hanno partecipato alle azioni di cyberbullismo dei loro figli.

Allora ai genitori non resta che stare attenti, insegnare l’autostima ai propri figli e  spiegare loro che non è un like o un post su Facebook o una domanda su Ask.fm a determinare quello che siamo nella società. Ma soprattutto, insegnare che insultare qualcuno nascosti dietro un profilo anonimo è un comportamento da vigliacchi.  I genitori devono controllare ciò che i ragazzi fanno in Rete  anche se non è facile, perché ogni giorno nascono nuovi social network e app e le mode digitali cambiano repentinamente, ma con qualche accorgimento e prestando più attenzione forse si potranno evitare nuovi terribili vicende.

Quindi genitori, controllate il tempo che i vostri figli consumano al pc o con gli smartphone, posizionate i computer in un ambiente della casa dove potete accertarvi di quando e come i vostri figli lo utilizzano, verificate le identità delle loro interazioni e cercate di proteggerli finché siete in tempo!

Marialuisa  Allocca

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Marialuisa Allocca

Laureata in Scienze dell'Educazione. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Formazione Continua. Appassionata di tecnologie per l'istruzione e del mondo web in genere. Sensibile alle problematiche dei giovani e cosciente di possedere un'incisiva empatia. Devota alla musica e al cinema. Finemente vanitosa, tanto da interessarsi al campo della moda e del make up aggiornandosi e seguendo i fashion blog più in voga.

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