Privacy in saldo: le informazioni di un milione di utenti a 5 $

Un blogger bulgaro compra, su un sito di annunci americano, le informazioni personali di 1,1 milioni di utenti per appena 5 $. Facebook prova a farlo tacere e rimedia l’ennesima brutta figura.
Che cosa hanno in comune un blogger bulgaro e un portale di annunci americano?
Potrebbe sembrare un indovinello nonsense ma, in realtà, la risposta, assai più preoccupante, è nell’ennesima riprova di quanto poco al sicuro siano i dati personali degli utenti di Facebook.
Gigbucks, infatti, è il sito a stelle strisce in cui “puoi comprare e vendere servizi da 5 a 50$”. E, ovviamente, non potevano mancare offerte allettanti anche nel campo dei social network come, ad esempio, pacchetti che permettono di comprare “likes” per le proprie pagine o condivisioni (al limite dello spam) su gruppi particolarmente numerosi.
Fin qui tutto (più o meno) bene. La notizia che ha fatto tremare i vertici di Menlo Park, invece, è che l’attivista per i diritti umani e blogger Bogomil Shopov si è imbattuto in un annuncio che, per la cifra irrisoria di 5$, offriva le informazioni personali di 1 milione e 100 mila utenti Facebook.
Nonostante la notizia abbia fatto il giro del mondo, grazie ad una versione cache della pagina risalente al 25 ottobre, è ancora possibile visualizzare l’offerta incriminata.
Le informazioni contenute in questa lista – si legge nell’annuncio – sono state recuperate dalle nostre applicazioni FB e comprendono solo utenti realmente attivi, principalmente provenienti da Stati Uniti, Canada, Regno Unito ed Europa. […] L’elenco dei contatti è controllato e validato una volta al mese così non c’è la possibilità che vi siano duplicati o dati non validi. L’elenco è fornito in formato .zip contenente un file Excel suddiviso in 12 fogli/sheet, ognuno contenente circa 100 mila indirizzi email con i corrispondenti nomi, cognomi ed indirizzo del profilo Facebook.
Che non si tratti di una bufala è testimoniato anche dai numerosi feedback positivi rilasciati dagli acquirenti, fra cui il “nostro” Bogomil che, acquistato il pacchetto, ha potuto constatare come nell’elenco dei contatti siano state raccolte le email anche di quegli utenti che avevano espressamente negato di voler rendere pubbliche le proprie informazioni.
In pratica questo significa che, stanti le attuali mancanze del sistema di protezione di Facebook, tramite l’assenso all’utilizzo di determinate applicazioni, milioni di utenti rendono vulnerabili e accessibili anche a privati “interessati” i propri dati personali.
Per evitare di finire per l’ennesima volta sotto accusa per la mala protezione della privacy dei propri utenti, pare inoltre che i vertici del social network di Mark Zuckerberg abbiano provato a contattare Shopov chiedendogli di “inviare il .zip a Facebook, cancellarlo dal proprio pc, comunicare i dettagli dell’acquisto e, naturalmente, non fare parola con nessuno di questa conversazione”.
Risultato della brillante operazione degli uomini di Zuckerberg è che adesso, sul blog di Shopov, il post che racconta l’insolito acquisto è aperto da un banner rosso con un ironico avvertimento:
secondo Facebook non dovresti leggere questo post, quindi attenzione!.
E attenzione e informazione è quanto serve per avere quantomeno la consapevolezza di aver reso pubblico tutto ciò che scriviamo e facciamo su molti dei più importanti social network.
Tommaso Lippiello