Music Streaming: Sottoscrizione batte Advertising

Le revenue globali relative alla settore musicale dimostrano come i servizi in abbonamento sono la vera fonte di guadagno delle piattaforme di music streaming.
Addio pubblicità come fonte di guadagno? Sembra che la risposta, almeno per quanto concerne realtà come Spotify, Music di Apple o Tidal, sia si. Nella guerra tra i servizi di music streaming infatti ciò che conta di più non sono il numero di ascolti di un brano (e di conseguenza relative Visite e Page Views della piattaforma), ma il numero di utenti paganti che abbiano sottoscritto un servizio di abbonamento per usufruire dell’intero repertorio musicale messo a disposizione dalla piattaforma, senza pubblicità, senza interruzioni, senza limiti.
I risultati sono stati diffusi da Statista e si basano sulla ricerca “Global Music Report. Music consumption exploding worldwide” (report contente tutti i dati relativi a utilizzo, guadagni e numero di utenti delle principali piattaforme), condotta dalla IFPI (International Federation of the Phonographic Industry), secondo cui, i guadagni delle music digital companies sono, dal 2010 al 2015, sono aumentati in maniera costante, fino a toccare i 15 miliardi di dollari, proprio grazie alle subscription degli utenti che, in qualità di paganti, hanno raggiunto la soglia dei 68 milioni a livello planetario. Non più spot web-radiofonici o display ads, ma fruizione on-demand e a pagamento (pagare per un servizio di qualità).
Naturalmente, altri colossi come Amazon e Pandora, colta la potenzialità del segmento, stanno vagliano il lancio di propri servizi di music streaming. Ci sarà l’imbarazzo della scelta.
Tommaso Lippiello