Telegram, perché? Perché ti risolve la vita

L’applicazione di messaggistica istantanea votata alla sicurezza e alla customer experience continua a crescere e diventa sempre più oggetto d’attenzione di utenti e aziende.
«Telegram, perché»?
Domanda più che giusta, naturale e spontanea da porre specie a chi, ormai da anni e in particolare negli ultimi tempi, va sostenendo quasi da sola con tanta forza e determinazione il valore, la primarietà e ancor più l’unicità di un’App tuttora ignota – una «selva oscura» per i più – se non nel nome, nella sostanza. Una piattaforma che, anzi, quando è «nota», è peggio ancora: tutt’ora se ne sente parlare infatti, da stampa e tv prim’ancora che dalla gente comune, come l’«Applicazione dei terroristi». E parlo di articoli apparsi periodicamente su testate come Repubblica e Il Giornale, o servizi anche se nel recente periodo da tv come SkyTg24.
Vale la pena allora fare un pò di chiarezza, oggi quanto mai in un ecosistema digitale, un mondo di social networking e App che nascono di continuo, copiandosi tra loro per non morire e che ormai – quasi in un ritorno al Big Bang originario, a un brodo in cui tutto è uguale tutto – la chiave di volta resta solo il business e il farsi veicolo di messaggi e contenuti come meri canali pubblicitari, con un Facebook per modello senza più soluzione di continuità rispetto a un Canale 5 della situazione, senza più differenze tra i suoi «consigli per gli acquisti» e la pura e semplice pubblicità. Neanche più ormai, peraltro, particolarmente creativa: appannaggio comunque soltanto di pochi.
Un’oligarchia dettata da un puro fatto oggettivo: viviamo da anni in un’epoca di crisi, un’era di povertà spirituale e materiale, che crea un muro di sbarramento tra i Big Players e «tutti gli altri», tagliati fuori per scarsità o assenza di mezzi economici dall’adeguata fruizione di tali canali di comunicazione. Così torniamo alla domanda: Telegram, perché?
È vero, si tratta di un’App nata solo nel 2014, il 15 agosto per l’esattezza, per volontà di un russo – «un certo» Pavel Durov che quasi nessuno conosce(va), insieme al fratello Nikolai – e che però guarda caso non fa che crescere: al ritmo di 600.000 nuovi utenti al giorno e un aumento annuo di oltre il 50%. Sul serio dunque ti chiedi
Telegram, perché?
La domanda – non come interrogativo, ma come «affermazione aperta», da affrontare con mente chiara e spirito innovativo – fa non a caso da titolo al mio libro, «Telegram Perché», il primo in assoluto sul tema. La risposta? Semplice: perché Telegram ti risolve la vita. È la risposta alla domanda chiave: come fare business oggi, in questi nostri tempi di crisi, tramite il Digitale, usandolo bene, dunque proficuamente, in modo responsabile, etico e, così, produttivo e remunerativo. Telegram è lo strumento che, se ben adoperato, aiuta a raggiungere il successo, i propri traguardi e obiettivi, nel lavoro e nella vita: a beneficio non solo nostro, ma della società tutta, sul piano educativo e istituzionale, dell’informazione e della comunicazione.Un’Applicazione, insomma, che già si pone come il miglior strumento per l’exit strategy oggi dalla crisi, nonostante la sua giovanissima età e la quantità di utenti, alta in sé e crescente ogni giorno ma, certo, numericamente non paragonabile a quella di altre App o social – benché proprio questa sua presunta utenza relativamente ristretta si riveli nei fatti, in maniera solo apparentemente paradossale, fattore decisivo dominante di successo.
Perché oso sostenere tutto questo? Altrettanto semplice: per il DNA di Telegram. Vincente in due sensi: assoluto – in sé, per features intrinseche a Telegram, che la rendono esemplare per indispensabilità – e relativo, se cioè contestualizzato nella nostra epoca, nell’ecosistema digitale in cui viviamo, in una comparazione con il panorama, i competitors, le altre App e social network concorrenti, che ne fanno apprezzare tanto più l’irripetibilità.
Tre i fattori chiave intrinseci alla sua costituzione genetica:
- Velocità e sicurezza;
- Offerta di una Customer Experience memorabile – la capacità di vendere un sogno via robot – al cliente interno ed esterno, al contatto-amico in Rete, sul piano personale e professionale, sociale ed etico, politico, formativo e informativo;
- Unicità del rapporto qualità-prezzo: il tutto per tutti a costo (quasi) zero. Una relazione, cioè, tuttora irrintracciabile altrove, per proficuità e convenienza, tra risorse investite – economiche e non solo – e risultati raggiunti.
Tali fattori acquisiscono ancor più rilevanza se raffrontati con la galassia degli altri «cittadini e abitanti» del mondo digital, da Facebook e WhatsApp in poi, e con gli insuccessi, quando non le storture, cui sempre più conducono, aldilà di ogni Apparenza, noi utenti, sempre connessi, ma quasi sempre inconsapevoli. Violazioni della privacy e tracciamenti online e offline; disconnessione dal mondo, dagli amici, dalle news, dal sapere in senso autentico e, dunque, dall’educazione; sino al culminante dilagare di una Web Violence che è già violenza reale, come ogni giorno la cronaca non cessa di ricordarci.
Qui emerge il valore in senso relativo di Telegram, il suo plus doppiamente vincente:
- Privacy garantita per mission;
- Informazione vera contro ogni #FakeNews;
- Lotta, impegno costante contro la violenza, in rete e nel mondo.
In questo quadro Telegram può definirsi «il braccio operativo» ideale, lo strumento par excellence di quei valori che da sempre vado predicando e praticando – progetti concreti di cui ogni giorno do testimonianza – che chiamo #Digital #Education, #HelpMarketing, #HelpFullNess»: Educazione Digitale come Educazione Civica Digitale, e anzitutto Educazione, per riacquistare una nuova consapevolezza, responsabile ed etica, del Digitale come strumento, non buono né cattivo in sé, ma tale in base all’uso che se ne fa. Uno strumento, da usare bene per il bene. Un bene nostro e della società tutta, delle nostre famiglie e dei nostri figli, ma anche del nostro portafogli, della nostra impresa: questo è il nuovo modello di business, il nuovo modello per avere successo nel lavoro e nella vita.
Tutto è riassumibile in una parola anzi tre: Vuoi vendere? Aiuta! – in hashtag #SellHelp. ROI è Responsabilità, Fiducia: Affidabilità, Autenticità, Amicizia «Vera», Amore per la «Verità». Un Essere Utile per Avere l’Utile, un Fare l’Utile con l’Utilità: «Aiuta», verrebbe da dire, «avrai successo nel lavoro e nella vita».
In tutto ciò, Telegram è al contempo espressione ideale di, modello di, e piattaforma esemplare per sviluppare, il senso di quel motto «Sii Utile, avrai l’Utile: anche e proprio grazie al e nel Digitale… Ben Usato!», quel «Digitale Utile», cioè, capace di sprigionare tutto l’«Utile del Digitale», purché ben usato. Facile è però usarla bene. Per la sua natura, Telegram massimamente si presta a essere utilizzata in modo digitalmente educato: bene per il bene, con consapevolezza, etica e, dunque, proficuità per tutti. Un Utile da intendersi, autenticamente, come indispensabile: la chiave del successo – quella principale – per i tuoi traguardi, obiettivi nel business e nella vita.
In tal senso Telegram è utile e, così, porta all’Utile, fa l’Utile con l’Utilità. Telegram aiuta, nella pluralità dei suoi sensi, ed è pertanto la piattaforma ideale per un’Educazione Civica Digitale predicata e praticata ove implementare una strategia di successo in qualunque campo, che tanto più semplicemente porti alla meta.
Ecco dunque «perché Telegram».
Tutte le ragioni (esemplificate, documentate e linkate) per le quali è da preferire a qualsiasi altro sistema di messaggistica, anche perché va ben oltre la chat, offrendo in tutte le declinazioni applicative il requisito irrinunciabile della sicurezza dei dati,
spiega nella prefazione al libro Marco Stancati, illustre docente della Sapienza di Roma e Comunicatore di Impresa. Che, continua,
non è soltanto un puntuale manuale per capire cosa fare, come farlo e perché farlo con Telegram; è anche visione, strategica e operativa, della vita digitale alla quale troppi continuano ad affacciarsi da sprovveduti.
Il libro, disponibile in formato e-book e cartaceo – e che vanta della sua perle di contributi come quelli di Francesco Piero Paolicelli aka Piersoft (già OpenData Manager Comune di Matera e consulente a Lecce, membro Task Force Agenda Digitale Lucana), Roberto Buonomo aka ★Robby★ (ideatore, creatore e illustre, mitico gestore di @ProgressTelegram e @ProgressSponsor), Andrea Trapani, Guglielmo Crotti (direttore del blog AppElmo – Le Applicazioni di Guglielmo e del canale @AppElmo), Flavius-Florin Harabor, ma anche una «mamma digital» come Tamara Maggi, con una innata passione per l’educazione digitale, da praticarsi come regola di vita anzitutto verso le proprie figlie e in famiglia – è disponibile qui sul sito del libro, su Amazon, e sul sito della casa editrice La Fabbrica Dei Segni. Il costo? Quello di qualche caffè al mese.
Chissà, magari un pò di caffeina in meno e di #Digital #Education in più potrebbe farti anche bene, non trovi? Forse ne vale la pena per scoprire un mondo davvero nuovo e che ti darà tanto: ma, soprattutto, riprendendo le parole di Stancati, per
aiutare così il nostro prossimo, prossimo che sul Web si dilata a numeri imprevedibili, a vivere la Rete con più consapevolezza, con più responsabilità.
Rachele Zinzocchi