
L’applicazione di messaggistica istantanea lanciata dalla Tencent Holdings sta avviando un processo di digitalizzazione dell’identità dei singoli cittadini cinesi assumendo il ruolo di certificatore elettronico ufficiale della Repubblica Popolare Cinese.
Si tratta di un programma pilota, lanciato finora a Guangzhou, la metropoli portuale posizionata nel sud della Cina, ma che sarà ben presto esteso all’intera regione di Guadong, di cui la città fa parte, per essere infine adottato all’interno dei confini dell’intera Cina (e oltre) dal prossimo gennaio.
Parte integrante del progetto di digitalizzazione avviato dalla Repubblica Cinese e intitolato “La Nuova Via della Seta“, il progetto WeChat ID si situa all’interno di una pianificazione di certificazione elettronica della cittadinanza che punta a semplificare l’offerta e fruizione dei servizi, in cambio di accesso alle proprie informazioni individuali. Recente infatti l’altra notizia, che fungerà da seguito naturale al progetto di digitalizzazione delle carte di identità, che preannuncia come, a partire dal 2020, la Cina riconoscerà un punteggio social ai propri cittadini da convertire in premi. Il Social Credit System, che punta alla “cultura della sincerità” ma che in pratica mira a controllare ed etichettare i propri cittadini (insomma, un “1984” asiatico), sarà obbligatorio e difatti ha avuto avvio con il pilota su WeChat.
WeChat ID Card si realizza essenzialmente in due fasi. La prima consta in un riconoscimento facciale e di impronta digitale dell’utente, grazie alla tecnologia di Face Identification sviluppata da Tencent e alla fingerprint recognition disponibile ormai in tutti gli smartphone di ultima generazione. Qualcosa si simile sarà realizzato (ed è già in fase di testing) anche all’interno dei servizi di AliPay, l’app dedicata al pagamento online all’interno del colosso Alibaba. La Carta d’Identità Virtuale dovrà poi essere confermata presso appositi totem o desk, dove certificare il proprio ID sottoponendo a verifica la carta di identità fisica, provvista di chip (ovviamente).
Grazie a questo sistema l’utente potrà effettuare pagamenti, prenotazioni e accedere a tutti i servizi burocratici offerti dal governo. Lo scopo (ufficiale) è quello di snellire tutte le procedure legate a transazioni e interazioni con la res pubblica in maniera sicura, accurata e certificata. Le informazioni inserite all’interno del network permettono infatti una maggiore sicurezza grazie a un mix di identificazione garantito dal viso dell’individuo, la sua impronta e la carta di identità fisica. Assicurati quindi il calo di furti di identità e frodi telematiche, parola della Polizia Cinese!
Oltre che dal Governo Cinese e da Tencent, il progetto è supportato e sponsorizzato da istituti bancari e finanziari e permetterà agli utenti di usufruire due livelli di WeChat ID Card. Una versione “leggera”, pensata per azioni non ufficiali come registrarsi al WiFi degli internet cafe e altri servizi ludici e una versione “aggiornata”, disegnata per occasioni formali come l’autenticazione sicura in situazioni d’affari o professionali. La carta di identità virtuale coinvolgerà infatti non solo i semplici cittadini, ma anche le aziende.
Non dimentichiamo che WeChat conta oltre 800 milioni di utenti e che, a differenza di WhatsApp, nasce già con funzionalità dedicate al business e alle Company Page (le aziende che utilizzano WeChat possono infatti vendere prodotti e servizi ai propri clienti direttamente all’interno dell’app, a differenza di WhatsApp che solo recentemente ha lasciato trapelare la notizia relativa a una presunta versione “business” basata sulla certificazione delle aziende e strumenti di pagamenti online). Anni fa (precisamente nel 2013) infatti ho avuto il piacere di partecipare a un aperitivo-evento dedicato alla presentazione dell’app di instant messaging e già tutte queste e altre feature “avanzate” erano già disponibili per gli utilizzatori di WeChat (per approfondire, leggi pure l’articolo).
Che la Cina stia spingendo molto sulla digitalizzazione e che, in particolar modo, abbia preferito investire su mobile piuttosto che su desktop, è un dato di fatto e per certi versi una scelta obbligata, considerata la vastità territoriale e il palese digital divide frutto di una quasi totale assente infrastruttura di rete.
Puntare dunque sul 5G (altro primato prossimamente traguardato), sulla portabilità dei device (Huawei cresce vertiginosamente e punta al mercato statunitense, forte anche della diffusione di Android, leader di mercato in Cina e Lenovo continua a rappresentare una valida alternativa ai brand più rinomati e conosciuto del settore) e sull’accesso veloce e sicuro a dati, interazioni e transazioni sono azioni concrete di una strategia dimostratasi finora vincente.
Peccato che non si riesca ancora a diffondere una delle più grandi rivoluzioni dell’umanità per quello che dovrebbe essere, uno strumento di Libertà e condivisione del Sapere ma che bisogna assistere continuamente a compromessi e rinunce, argomento quanto mai attuale in questo periodo in cui anche dagli Stati Uniti arrivano segnali poco confortanti di abolizione della Net Neutrality.
Tommaso Lippiello