Lavoro e social network: in America si può

In questi giorni di acceso dibattito sull’articolo 18, si torna a parlare dell’unione tra lavoro e social media, come nuova leva per far crescere il PIL.
Secondo una ricerca condotta da Capgemini, il 90% delle posizioni lavorative in America saranno destinate a professionisti dell’Information and Communication Technology, soprattutto nell’ambito dei Social Media.
Molte aziende, però, sottolineano come sia difficile trovare candidati con le giuste competenze, per questo, decidono spesso di assumere nativi digitali.
In realtà, questo è un errore madornale perchè questi neo professionisti dei social media non fanno altro che mantenere i rapporti con i loro pari e non allargare l’utenza ad altri gruppi sociali. Questo, fondamentalmente, è un errore che avviene perchè ad oggi non ci sono programmi di studio finalizzati all’implementazione dei social network nelle politiche aziendali.
Se questo accade negli USA, figurarsi in Italia: alcune aziende non fanno nemmeno differenza tra fan page e profilo personale, innescando così tutta una serie di problemi anche relativi alla privacy.
Molti pensano che i social media siano un gioco, un passatempo e uno strumento per vedere la vita degli altri, ma non è così: per un’azienda che sa usare bene questo strumento vuol dire più clienti, più fidelizzazione, più feed back e quindi più guadagni.
Francesca Lizi