Influencer Marketing: ROI e Brand Awareness dipendono dai WIB (Web Important People)

Guadagni e Brand Reputation, quali sono i settori più adatti per pianificare una strategia di Influencer Marketing e quali le piattaforme social più efficaci per il ROI aziendale.
La notizia incalzante di questi giorni riguarda il giro di vite che governi ed enti tra Vecchio e Nuovo Continente stanno applicando in quanto a regole di ingaggio tra Influencer del Web e Internet User quando si parla di post dai contenuti subliminali legati a campagne pubblicitarie non sempre debitamente palesate né dal WIP (Web Important Person o People, in caso di plurale) né dalla Company. Viene imposto infatti di chiarire mediante un disclaimer testuale e/o un hashtag che, quanto condiviso in formato testuale o multimediale, si tratti o meno di un contenuto promozionale di cui l’Influencer si fa testimonial. Una linea di demarcazione che punta a cancellare zone sin troppo grigie dell’Influencer Marketing che troppo spesso veicolano informazioni pubblicitarie senza alcun consenso informato per l’utente e spesso, troppo spesso, finanziate sottobanco.
Ma perché tale fenomeno è nato e cresciuto in maniera così sproporzionata negli ultimi anni? Non basta la creazione e diffusione di Instagram (forse il più efficace e diretto strumento di pubblicità indiretta od occulta, a tal punto da indurre il governo statunitense a promulgare una legge ad hoc che ne normalizzerà, d’ora in avanti, l’uso per fini di adv legati a profili di influencer) a giustificare la cosa tanto da permettere, per esempio, a Cristiano Ronaldo di raccogliere 1.75 milioni di like e 13000 commenti grazie alla condivisione di una immagine su Instagram che mostrava il “baffo” Nike seguito guadagnare dall’hashtag #JustDoIt. Il valore medio dell’operazione (di Influencer Marketing) è stato stimato intorno ai 5.8 milioni di dollari ed è parte integrante del contratto pubblicitario che il calciatore portoghese ha sottoscritto con la Nike per l’importo di 1 miliardo di dollari (Fonte: Statista.com).
Il report condiviso da Statista, basato sui dati di LaunchMetrics che ha preso in esame 967 decision makers tra le più importanti industrie a livello globale (reperibile a questo indirizzo) dimostra quanto quella dell’Influencer Marketing sia una delle discipline più redditizie ma anche più ostiche da approcciare, soprattutto quando si tratta di individuare il/la testimonial più indicato per raggiungere gli obiettivi della campagna che si va a pianificare.
Obiettivo garantito: Brand Awareness
Secondo quanto riportato dal whitepaper di Statista, tra gli obiettivi più facilmente raggiungibili all’interno di una strategia di digital marketing è la Brand Awareness quello più facilmente raggiungibile, con un 93% di marketers che concordano unanime sul fatto che gli influencer aiutano a incrementare la Reputation del marchio. Più basse di molto le percentuali che riguardano la generazioni di Sales Lead (27%) e Customer Loyalty (26%) se si considera il livello di qualità “Molto Efficace”.
L’identikit dell’Influencer: un’impresa non da poco
Sfogliando ancora il documento, un altro elemento chiave individuato dalla ricerca riguarda l’elevata difficoltà con cui un’azienda o un brand riescano a identificare il giusto influencer. La più grande sfida per il 75% delle aziende prese in esame. A seguire la difficoltà nel definire le corrette tattiche di ingaggio (69%), la possibilità di misurare le performance della campagna (53%) e il riuscire a tenere traccia delle attività dell’influencer (32%).
Bevi, Viaggia, Mangia: i settori con miglior ROI
Nonostante Fashion Blogger e Make Up Tutors abbiamo raggiunto facilmente le luci della ribalta social, raccogliendo followers, ingaggi milionari e l’attenzione mass mediatica tipica dello Star System, non sono né gli/le influencer specializzati sulla Moda tanto meno quelli/e esperti/e di Care & Beauty a garantire un reale ritorno degli investimenti da parte dei brand che li ingaggiano. La classifica, redatta da Statista sulla base dei dati condivisi dall’amico Matteo Pogliani sul suo sito (www.matteopogliani.it), ha considerato il Valore Medio di Guadagno a fronte di 1 dollaro speso in Adv su RhythmOne per campagne di influencer marketing e dimostra come siano Alcoholic Beverages, Travel & Tourism e CPG Food a raccogliere i più alti profitti dalle campagne realizzate.
Dall’online all’offline all’online: Eventi vs Blogging
Qual’è il contenuto o canale più efficace per sfruttare una collaborazione con un influencer? Sembra che la risposta risieda negli Eventi (70%), a cui invitare un testimonial e sfruttarne i canali social attraverso i quali condividere foto (su Instagram), status (su Facebook) e tweet (su Twitter). L’indagine dimostra infatti che per i marketer coinvolti sia l’Evento e non il Blog Post (69%, solo un punto in meno) o i Video (44%) a esprimere al meglio le potenzialità comunicative dell’Influencer.
Il profitto passa da YouTube
Anche se in controtendenza con quanto dichiarato nel paragrafo precedente (Video tra i contenuti meno preferiti dai marketers per ottimizzare l’influencer marketing) è YouTube il canale più profittevole (300000 dollari per influencer con oltre 7 millioni di follower).
Dati indiscutibilmente da tenere in considerazione, se si valuta che l’84% dei marketer hanno dichiarato di aver già avuto esperienza di campagne di influencer marketing e che il 92% delle persone confida nelle raccomandazioni ai Brand lasciate da altri utenti, anche se non li conoscono direttamente.
Tommaso Lippiello