Gioco d’azzardo e social: la nuova frontiera della dipendenza

Che i social network abbiano cambiato il nostro stile di vita, è un dato di fatto. La condivisione di esperienze personali, notizie ed informazioni di ogni genere, è ormai una realtà. C’è però un aspetto più sottovalutato, che i social hanno aiutato a sviluppare ed è quello ludico.
I Social Games sono la nuova realtà per quel che riguarda l’esperienza del gioco. Le caratteristiche di questa nuova forma d’intrattenimento sono sostanzialmente tre: la velocità di sviluppo (in altri termini la facilità e intuitività del gioco stesso), il gameplay (il remake social di GTA5 ne è un esempio) e la socialità dell’esperienza. Esempi di social gaming possono essere, ad esempio, Candy Crush Saga, Criminal Case oppure un classico gioco da console come GTA5. Qui l’utente è chiamato a singole sfide e può anche essere aiutato dai suoi amici per avere dell’energia gratis o per superare un determinato livello.
I social games si sono così tanto sviluppati da convincere le compagnie che gestiscono il gioco d’azzardo a tentare anche loro l’avventura social. Sulla spinta del grande successo riscontrato in questi anni dal Texas Hold’em, sono nati così giochi come Zynga Poker. Rispetto al gioco “reale” quello virtuale si differenzia per due aspetti: l’utilizzo di soldi anch’essi virtuali e le più alte probabilità di vincita dell’utente/giocatore, rispetto ad un gambler vero e proprio. I giocatori del Texas Hold’em virtuale, infatti, non vengono premiati con vincite in denaro, bensì con punti che salgono man mano si raggiungono determinati traguardi e obiettivi.
Queste due combinazioni, però, non rendono meno pericoloso il gioco d’azzardo virtuale, da quello reale.
La dipendenza da social gaming
La dipendenza da gioco, infatti, non si quantifica in quanti soldi investi in quell’attività, ma in quanto tempo ci perdi, come in parte accade per la dipendenza da social media. Se un giocatore di Zynga Poker passa in media dodici ore al giorno ad accumulare o perdere soldi virtuali, è ugualmente “malato” a una persona che perde l’intero stipendio sul tavolo verde.
Se possibile, anzi, il social gaming rischia di essere ancora più pericoloso di quello reale, se non a livello economico, di certo in quello sociale. Questo significa che una persona che passa molte ore al giorno davanti allo schermo di un computer a giocare è potenzialmente più “malata” di una che perde un mucchio di euro (o dollari) contro persone reali. Nel primo caso, infatti, si perde del tutto il contatto con la realtà, finendo per non avere più relazioni sociali indispensabili per il vivere di ogni giorno.
Va considerato poi anche un altro aspetto: dato che, come abbiamo accennato prima, chi gioca ai giochi d’azzardo sui social media vince tendenzialmente molto di più di chi lo fa dal vivo, l’utente / giocatore potrebbe credere di avere la stoffa del giocatore professionista e decidere di passare allo step successivo: giocare cioè soldi reali e non più virtuali, con tutto ciò che questo comporta.
La questione monetaria
Il discorso monetario, affrontato con il gioco d’azzardo, diventa ancora più pericoloso con i cosiddetti “freemium games”, ovvero giochi dove, all’inizio la partecipazione è gratuita, ma che, poi, per andare avanti, richiedono investimenti economici reali tramite carta di credito.
Di positivo c’è che, quando si è tentato di far giocare i “social gambler” con i soldi veri (come nel caso di ZingaPlusPoker) il progetto è miseramente naufragato. A quanto pare il giocatore social non è ancora totalmente assorbito dal gioco al punto da rischiare soldi veri, invece del capitale fittizio.
Bisogna capire quanto ancora questa consapevolezza durerà. Il confine tra reale e virtuale si fa ogni giorno più labile e il rischio che presto non si riesca più a coglierne la differenza, non è per nulla fantascienza.
Tommaso Lippiello