Face-Book or Tears-Wall?

Utilizziamo ormai Facebook per condividere con amici, parenti e nemici tutte le notizie che riguardano la nostra vita. Ma sono contenuti davvero utili?
Pubblicare una buona notizia equivale a posto come “mi sposo”, “sono incinta”, “parto per Cuba”, “la mia squadra in Champions è League”, anche se a qualcuno verrebbe da dire: “Ok! Ma… Chissene…?”.
Ma se non possiamo evitare di partecipare, con un like regalato qua e la, alle felicità altrui, allora come è possibile scappare dai lamenti? Ognuno di noi ha tra i contatti “l’amico perennemente triste”, quello che pubblica le sue infelicità quotidiane, che posta notizie e frasi di massima solo per suscitare l’attenzione di qualcuno che prontamente posta un “Cicci cosa è successo?”.
Comprendere una persona cara, sostenerla in un momento di difficoltà, è più che lecito e dovuto, ma se questo avviene con puntuale quotidianità come si può scappare via da questa tortura social-mediatica? Abbiamo il diritto di difenderci dalla tristezza estrema, d’altronde sono apparsi di recente articoli che avvertono su come “ascoltare costantemente piagnistei spenga i neuroni”! Come far scudo ai propri neuroni dai contatti che potrebbero contribuire alla loro estinzione? Possiamo nascondere i post incriminati, un click sulla freccetta in alto a destra del post, selezionare “nascondi” e il gioco è fatto!
E se proprio il dubbio ci attanaglia facciamo piuttosto una telefonata e usciamo a prendere un caffè, un sorriso potrebbe essere più efficace di uno “Smile”.
Mariarosa Allocca