Baby social!

Arrivano i social per tutte le età, per tutti gli interessi e tutti i gusti! Ora ci sono anche i social under 18!
La Rete non è un ambiente per bambini! Questa osservazione non è nuova per nessuno, anzi è proprio una critica della morale pubblica, rispetto all’utilizzo del web.
E se ne chiediamo i motivi il pubblico impazza citando, a memoria, pedofili, diseducazione, informazione-spazzatura e tanto altro ancora. Una possibile soluzione? Creare degli spazi protetti nei quali i bambini possano navigare senza correre troppi rischi.
I primi tentativi anche a livello legislativo sono stati fatti negli Stati Uniti dove è stato emanato il Coppa, ossia il Children’s Online Privacy Protection Act. In California entrerà in vigore una legge che obbliga i browser a cancellare determinati dati e immagini postate dai minori (basti consideare il prossimo accordo comune tra Google e Bing di Microsoft in materia di lotta alla child pornography). Leggi che nel nostro bel Paese non esistono materialmente tanto meno nel pensiero comune, che attacca la Rete come un mostro dal quale difendere i nostri pargoli, ma che intanto nulla fa per proteggerli e tutelarli.
Intanto assistiamo alla nascita di portali e social network per bambini. Un mercato in crescita, se si considera che secondo Audiweb in Italia sono oltre 2 i milioni di bambini connessi a Internet. Quelli che definiamo nativi digitali (di cui abbiamo già parlato qui), quelli più veloci con tablet e smartphone, più svegli degli adulti.
Questi siti si avvalgono di numerosi giochi (di ruolo anche) e comunicazione fra utenti (coetanei!), nei quali si può accedere solo con l’iscrizione. Osservando bene gli spazi appaiono più come forum che come portali nonostante le caratteristiche. La funzione importante è quella del controllo dei caratteri, ma non è sufficiente controllarli solamente da sistemi automatici che riconoscono le parole specifiche, bisognerebbe usufruire anche di un controllo umano, in quanto il pericolo della pedofilia non si aggira semplicemente controllando le parole.
Negli Usa, i social under 18 (il target si aggira fra i 6 e 16 anni) più diffusi sono Kazana, Everloop (non più raggiungibile – Update 04/02/2015) e uno esclusivamente per bambine chiamato Sweet Hight. Ovviamente hanno colto l’occasione anche le multinazionali del divertimento come Disney e risultano molto frequentate anche le community legate ai personaggi di fantasia e ai cartoni animati.
La novità appena giunta in Italia è Twigis, social network e mezzo di informazione e attività ludiche per bambini tra i 6 e i 12 anni. Nato in Israele con un investimento di 7 milioni dollari e conta già 4 milioni di utenti circa (è già attivo in Russia, Turchia e Sud America). L’amministratore delegato Shay Bloch ha scelto di stringere delle partnership con i “grandi” dell’informazione in ogni parte del mondo, tenendo però la gestione della piattaforma, in Italia è stata sviluppata in collaborazione con Rcs. Il portale conta, inoltre, 4 mila giochi e gli utenti hanno a disposizione una moneta virtuale.
Su Twigis tutte le attività e i post sono controllati ed esiste anche un efficiente sistema anti bulli. Se infatti i moderatori si rendono conto che un utente prende di mira qualcuno, possono metterlo in quarantena, per un giorno, due settimane o un mese, bannandolo dal sito. Una sorta di punizione, che può diventare una vera e propria espulsione definitiva con annesso avviso ai genitori dell’utente espulso. Infine, niente fotografie come immagine di riconoscimento, solo avatar. E la collaborazione con la Polizia di Stato da cui è arrivato il patrocinio.
Una novità rispetto ai “tradizionali” e “over 18” Facebook e Twitter, dove gli utenti minorenni accedono facilmente, aggirando i controlli fornendo informazioni autobiografiche false, a contenuti e funzionalità pensate per un pubblico adulto. E dove gli adulti stessi molte volte sono incapaci di tutelare la propria privacy cadendo vittime di stalking.
La raccomandazione è sempre quella di controllare i minori e i loro consumi di Internet in casa! Solitamente sono le mamme che si occupano di questo compito e così dovrebbe essere sempre, almeno fino alla maggiore età!
Marialuisa Allocca
Bello e ci voleva anzi ero certo che stesse arrivando qualcosa di “verticale” anche per i bambini .. però questo porta a pensare che sempre più bambini staranno davanti ad un PC .. forse non c’è niente di male come io da piccolo avevo due ore di TELEVISIONE e guardavo BIM BUM BAM
Hai ragione Christian. E’ lo stesso dubbio da me avanzato nei confronti di un commento su LinkedIn, allo stesso articolo.
Purtroppo si perderà l’approccio sinestetico alla vita (fatta di profumi, suoni, etc.) che un PC non potrà mai fornire a un bambino!
Cavolo si perderà non è una cosa bella .. diciamo che starà ad i genitori trovare il giusto equilibrio, come dicevo avevo due ore di TV … che dici ?
Anzi credo che noi professionisti ed appassionati di WEB dovremmo lottare ed educare a questo tipo di approccio!
Proviamoci. Il mio pensiero diventa pessimista se penso soprattutto alle grandi città, quelle industriali (non solo italiane), mentre migliora di parecchio se considero i piccoli centri, quelli di periferia, dove magari due calci al pallone, con 4 pietre a mò di porte, forse è possibile ancora darli!
In ogni caso sono d’accordo con te. Sta ai genitori, ma se anche questi saranno figli della Generazione Y, educata a tablet e pixel, allora come la mettiamo?
Prevedo una forbice digitale negli anni a venire, per fortuna o purtroppo, non lo so ancora!
:-S