Un forte terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar il 28 marzo, causando una grave crisi umanitaria. Le autorità locali segnalano più di 1.700 morti e centinaia di dispersi, mentre i soccorsi sono ostacolati da scosse di assestamento e dalla ripresa delle operazioni militari contro i ribelli. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza al massimo livello, richiedendo urgentemente 8 milioni di dollari per affrontare la situazione.
Bilancio delle vittime in aumento
A tre giorni dal sisma, il bilancio delle vittime continua a salire drammaticamente. Secondo le stime ufficiali della giunta militare, oltre 1.700 persone hanno perso la vita a causa del terremoto che ha colpito principalmente la pianura del fiume Irrawaddy e la città di Mandalay, storica capitale pre-coloniale del Paese con circa 1,7 milioni di abitanti. La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di centinaia di dispersi; le ricerche sono rese difficili dalle scosse successive che continuano a verificarsi nella regione.
Le autorità hanno confermato che molti dei soccorritori stanno lavorando in condizioni estremamente difficili e rischiose a causa delle repentine scosse sismiche che si susseguono dopo l’evento principale. I danni strutturali sono ingenti: edifici crollati e infrastrutture compromesse rendono difficile l’accesso alle aree più colpite.
In questo contesto tragico emerge anche un quadro allarmante riguardo alla risposta umanitaria internazionale: le agenzie internazionali avvertono che i mezzi disponibili non sono sufficienti per affrontare una catastrofe così vasta ed imprevedibile.
Ripresa dell’offensiva militare
Poco dopo il sisma iniziale, le operazioni militari da parte della giunta al potere dal colpo di stato del febbraio 2021 sono riprese senza alcuna tregua apparente per facilitare i soccorsi umanitari già complessi da gestire. Un funzionario dell’Onu ha riferito che raid aerei governativi hanno avuto luogo meno di un’ora dopo il terremoto principale; ciò ha aggravato ulteriormente la crisi poiché molte organizzazioni internazionali avevano sperato in una tregua temporanea per consentire ai soccorritori d’intervenire senza ostacoli.
Il Governo d’unità nazionale – composto da membri dell’opposizione democratica – aveva proposto una pausa nelle ostilità proprio per agevolare gli interventi salvavita ma questa iniziativa è stata ignorata dalle forze armate governative.
Situazione critica nei centri urbani
La città maggiormente colpita dal sisma è Mandalay dove diversi edifici residenziali si sono letteralmente disintegrati sotto l’impatto del terremoto. Tra questi spicca Sky Villa, un complesso abitativo composto da quattro palazzine alte undici piani; tre delle quattro strutture si sono accartocciate su se stesse lasciando intrappolate molte persone sotto le macerie.
I soccorritori stanno lavorando incessantemente con mezzi rudimentali nel tentativo disperato di estrarre sopravvissuti dalle rovine degli edifici crollati; finora hanno recuperato vivi almeno ventinove individui ma ci sarebbero ancora circa novanta persone disperse sotto le macerie secondo quanto riportano fonti locali.
Le condizioni meteo sfavorevoli e lo stato precario dei servizi sanitari complicano ulteriormente gli sforzi dei volontari sul campo mentre due nuove scosse registrate dall’Istituto geosismico statunitense aumentano la tensione tra chi opera nei luoghi interessati dal disastro naturale.
Appello urgente dell’Oms
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta monitorando attentamente gli sviluppi sul campo ed ha classificato l’emergenza come livello massimo nel suo programma globale d’intervento sanitario emergenziale; ciò include anche un appello urgente alla comunità internazionale affinché vengano raccolti otto milioni di dollari necessari ad affrontare immediatamente le necessità sanitarie emergenziali nel Paese nei prossimi trenta giorni.
Secondo quanto comunicato dall’Oms stessa, migliaia potrebbero aver bisogno immediatamente d’assistenza medica specializzata poiché mancano medicine essenziali ed attrezzature sanitarie adeguate negli ospedali già sovraccarichi come quelli situati a Mandalay e Naypyidaw dove alcune forniture iniziali son già state inviate ma non bastano affatto ad affrontare tale emergenza sanitaria epocale.