Scoperti quattro pianeti extrasolari in orbita attorno alla stella HR8799 a 130 anni luce dalla Terra

Un video recente ha rivelato quattro pianeti extrasolari attorno alla stella HR8799, a 130 anni luce dalla Terra, segnando un progresso significativo nell’osservazione e comprensione dei sistemi planetari.
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Un recente video ha catturato l’attenzione della comunità scientifica, mostrando quattro pianeti extrasolari che orbitano attorno alla stella HR8799, situata a circa 130 anni luce dalla Terra. Questi esopianeti sono stati osservati direttamente grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate e rappresentano un importante passo avanti nella nostra comprensione dell’universo. L’osservazione diretta di pianeti al di fuori del nostro sistema solare è una sfida notevole, ma i risultati ottenuti offrono nuove prospettive sulla formazione dei sistemi planetari.

La difficoltà nell’osservare i pianeti extrasolari

L’osservazione dei pianeti extrasolari è un compito complesso, poiché molti di essi sono troppo deboli per essere rilevati anche dai telescopi più potenti. Per identificare la loro presenza, gli astronomi utilizzano metodi indiretti che analizzano le variazioni nella velocità o luminosità delle stelle causate dall’influenza gravitazionale dei corpi celesti in orbita. Questo approccio ha portato a scoperte significative nel campo dell’astronomia; tuttavia, catturare immagini dirette rimane una sfida.

Per comprendere meglio questa difficoltà, si può fare un confronto con il nostro Sistema Solare: Giove appare separato dal Sole da mezzo secondo d’arco quando osservato da 30 anni luce di distanza. Questa distanza equivale alle dimensioni apparenti di una moneta da due euro vista a oltre otto chilometri. Inoltre, la differenza di luminosità tra il Sole e Giove rende quasi impossibile vedere la debole luce del gigante gassoso senza essere sopraffatti dall’intensa radiazione solare.

Il sistema planetario HR8799

La stella HR8799 si trova nella costellazione Pegaso ed è circa 1,5 volte più massiccia del Sole. Formatasi solo 60 milioni di anni fa e distante circa 130 anni luce dalla Terra, essa ospita quattro giganti gassosi con masse comprese tra sette e dieci volte quella gioviana. Questi esopianeti orbitano a distanze considerevoli dalla loro stella madre: il più interno si trova a circa 14,5 Unità Astronomiche , mentre il più esterno è situato a ben 68 UA.

Questa configurazione offre uno scenario unico rispetto al nostro Sistema Solare: i pianeti giganti orbitano molto più lontani rispetto ai corrispondenti nel nostro sistema planetario, dove Nettuno occupa la posizione più esterna a soli 4,5 miliardi di chilometri dal Sole.

Tecnologie innovative per l’osservazione

I quattro pianeti giganti attorno ad HR8799 sono stati scoperti grazie al telescopio Keck alle Hawaii, che utilizza ottiche adattive per ridurre gli effetti della turbolenza atmosferica terrestre durante le osservazioni astronomiche. Attraverso tecniche sofisticate per elaborare le immagini raccolte dal telescopio Keck nel periodo dal 2009 al 2016, è stato possibile distinguere i deboli punti luminosi intorno alla stella centrale.

Per confermare che questi punti fossero effettivamente pianeti e non stelle vicine proiettate sullo stesso piano visivo, era necessario monitorarne il movimento nel tempo. L’analisi ha rivelato chiaramente che questi oggetti ruotavano attorno alla stella madre, confermando così la loro natura planetaria.

Un passo avanti nella ricerca spaziale

Dopo oltre sette anni dalla prima immagine dei mondi lontani attorno ad HR8799, è stata realizzata un’animazione che mostra come questi corpi celesti si muovono nello spazio interstellare. Creata dallo studente Jason Wang della California Institute of Technology , l’animazione illustra chiaramente il moto lento ma evidente degli esopianeti in questione; periodi orbitali stimati variano dai quaranta ai quattrocento anni per i diversi mondi coinvolti.

Sebbene sia ancora difficile prevedere quando saremo in grado di osservare direttamente esopianeti delle dimensioni terrestri nelle zone abitabili delle loro stelle madri – richiedendo strumenti enormemente avanzati – queste scoperte rappresentano progressi significativi nell’esplorazione dell’universo e forniscono dati preziosi sulla formazione ed evoluzione dei sistemi planetari.