Scoperta una vasta truffa sui rimborsi Irpef: tre arresti e 151 indagati in Calabria

Operazione della Guardia di Finanza a Reggio Calabria: tre arresti, 151 indagati e un sequestro di 718 mila euro per una truffa fiscale ai danni dell’Agenzia delle Entrate.
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truffa rimborsi irpef in calabria: tre arresti e 151 indagati nel 2025

Tre arresti domiciliari, 151 indagati e un sequestro di beni del valore di 718 mila euro: questi sono i risultati di un’importante operazione condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, che ha rivelato una vasta truffa ai danni dell’Agenzia delle Entrate. L’inchiesta, coordinata dalla Procura, ha svelato un’organizzazione dedita a frodi fiscali, con accuse che spaziano da associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato, falso, sostituzione di persona fino all’accesso abusivo a sistema informatico. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari su richiesta del procuratore Giuseppe Lombardo, il quale ha anche disposto perquisizioni in diverse località.

Dettagli dell’operazione

L’indagine, avviata nel 2019 a seguito di una segnalazione della Direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate, ha messo in luce l’esistenza di un’associazione criminale specializzata nell’ottenere rimborsi Irpef in modo illecito. Attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre a indagini bancarie, gli inquirenti hanno ricostruito il modus operandi dell’organizzazione. Gli indagati si appropriavano delle credenziali di accesso ai servizi telematici dei contribuenti, spesso con la complicità di pubblici ufficiali infedeli, o tramite la comunicazione diretta da parte dei contribuenti stessi, che talvolta erano ignari di quanto stava accadendo.

Il sistema messo in atto consentiva agli indagati di sostituirsi ai legittimi contribuenti, inserendo dichiarazioni fiscali false e gestendo le pratiche di rimborso. Questo approccio garantiva il buon esito delle operazioni, rendendo l’organizzazione particolarmente pericolosa e difficile da individuare.

Il ruolo degli intermediari

I tre arrestati, considerati i leader dell’associazione, si avvalevano di una rete di intermediari che reclutavano contribuenti tra amici, parenti e membri di specifiche categorie professionali. Tra queste, figuravano associazioni di pescatori dell’area tirrenica e dipendenti di aziende a partecipazione statale, oltre a lavoratori di imprese operanti in porti calabresi. Alcuni pubblici ufficiali, anche in pensione, sfruttavano la loro posizione per ottenere le credenziali necessarie, contribuendo così al funzionamento della rete criminale.

Gli organizzatori dell’operazione non si limitavano a falsificare le dichiarazioni fiscali, ma utilizzavano anche una rete di operatori di Centri di assistenza fiscale (Caf) inesistenti. In alcuni casi, venivano aperti centri di raccolta accreditati presso sindacati nazionali, che in realtà erano fittizi e servivano esclusivamente a trasmettere modelli falsi.

Connessioni con la criminalità organizzata

Le indagini hanno rivelato che il sistema fraudolento aveva raggiunto una portata tale da attirare l’attenzione di alcune cosche di ‘ndrangheta, in particolare quella dei Pisano, noti come “i Diavoli”, attivi nella piana di Gioia Tauro. Questo legame con la criminalità organizzata ha sollevato ulteriori preoccupazioni riguardo all’impatto di tali attività illecite non solo sull’economia locale, ma anche sulla sicurezza e sull’integrità delle istituzioni.

La scoperta di questa truffa rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro le frodi fiscali in Italia, evidenziando la necessità di un controllo più rigoroso e di una maggiore collaborazione tra le autorità competenti per prevenire simili abusi in futuro.

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