Scoperta del più piccolo pianeta solitario: un passo avanti nella comprensione della Via Lattea

Scoperto il più piccolo pianeta solitario di dimensioni terrestri, offrendo nuove prospettive sulla presenza di pianeti simili nella Via Lattea, non legati a stelle.
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Un team internazionale di scienziati ha recentemente annunciato la scoperta del più piccolo pianeta solitario di dimensioni terrestri mai identificato. Questo ritrovamento offre nuove prospettive sulla possibile esistenza di numerosi pianeti simili nella Via Lattea, che potrebbero non essere legati gravitazionalmente a nessuna stella.

La ricerca sugli esopianeti

Fino ad oggi, gli astronomi hanno scoperto oltre quattromila esopianeti, molti dei quali presentano caratteristiche diverse rispetto ai corpi celesti del nostro sistema solare. Una costante tra questi è che tutti orbitano attorno a una stella. Tuttavia, recenti teorie scientifiche suggeriscono l’esistenza di pianeti solitari che non sono legati a nessuna stella e fluttuano liberamente nello spazio interstellare. Alcuni anni fa, il team polacco OGLE dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Varsavia ha fornito le prime evidenze della presenza di tali pianeti nella nostra galassia.

La nuova scoperta riguarda un oggetto particolarmente interessante: il più piccolo pianeta solitario mai trovato fino ad ora. Questo risultato è stato ottenuto grazie all’uso innovativo delle tecniche astrofisiche moderne e rappresenta un importante passo avanti nel campo della ricerca astronomica.

Il metodo del transito e il microlensing gravitazionale

Tradizionalmente, gli astronomi utilizzano il metodo del transito per identificare gli esopianeti. Questa tecnica si basa sull’osservazione delle variazioni nella luminosità delle stelle quando un pianeta passa davanti al loro disco luminoso. Tuttavia, i pianeti solitari non emettono radiazioni proprie e non orbitano attorno a stelle ospiti; pertanto, le tecniche convenzionali risultano inefficaci per la loro individuazione.

Per rilevare questi corpi celesti isolati si ricorre al fenomeno noto come microlensing gravitazionale. Secondo la teoria della relatività generale di Einstein, un oggetto massiccio può piegare la luce proveniente da una sorgente luminosa sullo sfondo creando l’effetto lente d’ingrandimento. Gli studi condotti dal team OGLE monitorano centinaia di milioni di stelle nel centro della Via Lattea per catturare eventi rari ma significativi legati al microlensing.

L’indagine OGLE è una delle più lunghe e ampie operazioni astrali in corso da oltre 28 anni ed utilizza telescopi avanzati situati in Cile per raccogliere dati preziosi su eventi cosmici rari.

Dettagli sulla scoperta: OGLE-2016-BLG-1928

Recentemente è stato annunciato l’evento di microlensing chiamato OGLE-2016-BLG-1928, caratterizzato dalla durata record di soli 42 minuti. Secondo quanto dichiarato dal dottor Radosław Poleski dell’Università di Varsavia – coautore dello studio – questo evento suggerisce che l’oggetto responsabile fosse estremamente piccolo; i modelli indicano infatti che potrebbe avere una massa inferiore a quella terrestre e paragonabile a quella di Marte.

Questa scoperta segna un traguardo significativo poiché dimostra che anche i planetini con massa ridotta possono essere rilevati attraverso telescopi terrestri moderni. Il professor Andrzej Udalski ha sottolineato come questa realizzazione possa aprire nuove strade per lo studio dei mondi isolati nell’universo.

Origine dei pianeti solitari

Gli scienziati ipotizzano che molti dei planetini isolati possano essersi formati inizialmente all’interno dei dischi protoplanetari attorno alle stelle simili ai “normali” sistemi planetari prima d’essere espulsi durante interazioni gravitazionali con altri corpi celesti nel sistema stesso. Le teorie correnti suggeriscono inoltre che i planetini espulsi tendono ad avere dimensioni inferiori rispetto alla Terra; pertanto lo studio degli stessi può fornire informazioni importanti sulle dinamiche evolutive degli antichi sistemi stellari simili al nostro sistema solare.

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