Nella società contemporanea, caratterizzata da una connessione costante e da un ritmo lavorativo serrato, il fenomeno del workaholism sta assumendo proporzioni sempre più ampie. Un recente studio ha evidenziato che circa il 15% dei lavoratori si qualifica come workaholic, un dato che corrisponde a milioni di individui in tutto il mondo che lottano per trovare un equilibrio tra vita professionale e personale. Questo articolo esplora la natura complessa del workaholismo, le sue cause e le sue conseguenze.
La natura del workaholismo
Cos’è e cosa non è
Il termine “workaholism” è spesso usato in modo informale, ma la sua vera essenza è più complessa. Secondo Toon Taris, ricercatore comportamentale dell’Università di Utrecht, il workaholismo non è semplicemente una questione di lavorare molte ore a causa di una passione per il proprio lavoro. Le persone che sono devotamente impegnate nelle loro mansioni vengono classificate come lavoratori coinvolti e non rientrano nella categoria dei workaholic.
Un cambiamento significativo nel modo in cui comprendiamo il workaholismo è avvenuto grazie a ricerche condotte da esperti come Taris e Jan de Jonge, scienziato della salute occupazionale, che nel loro studio del 2024 hanno delineato il workaholismo come una vera e propria dipendenza. Questa condizione si manifesta attraverso una serie di fattori di rischio e conseguenze, facendo capire che il lavoro è un fenomeno con caratteri distintivi rispetto a una semplice etica lavorativa elevata.
Fattori di rischio e conseguenze
Dimensioni del workaholismo
La crescita della consapevolezza sul workaholismo ha portato a delineare quattro dimensioni fondamentali: motivazioni, pensieri, emozioni e comportamenti. Malissa Clark, psicologa industriale e organizzativa dell’Università della Georgia, evidenzia in uno studio pubblicato nel Journal of Applied Psychology che il workaholismo è caratterizzato da una compulsione interiore al lavoro, da pensieri persistenti riguardo il lavoro, da emozioni negative nel momento in cui non si lavora e da un impegno lavorativo che oltrepassa le normali aspettative.
I ricercatori hanno anche notato che determinati tratti di personalità possono aumentare il rischio di cadere nella trappola del workaholismo. Ad esempio, i perfezionisti, gli estroversi e i soggetti con personalità di tipo A – noti per la loro ambizione e aggressività – sono più propensi a sviluppare questa forma di dipendenza lavorativa. Sorprendentemente, i ricercatori non hanno trovato una correlazione significativa tra il workaholismo e la bassa autostima, suggerendo che il desiderio di lavorare incessantemente non è necessariamente legato a sentimenti di inadequacy o auto-disprezzo.
Il lavoro nella società moderna
Una cultura lavorativa da riconsiderare
La crescente diffusione del workaholismo non è solo un problema individuale, ma riflette anche una cultura del lavoro particolarmente intensa e competitiva. In un mondo in cui le aspettative lavorative sono elevate e la tecnologia consente una connessione continua, molti lavoratori si sentono sotto pressione per rimanere costantemente produttivi. Questa situazione è ampliata dall’idea che lavorare di più equivalga a un maggiore successo, portando i dipendenti ad accettare carichi di lavoro insostenibili.
Tuttavia, gli esperti avvertono che il workaholismo ha conseguenze negative su più fronti. A livello personale, può condurre a uno stress cronico, a problemi di salute e a conflitti nei rapporti interpersonali. A livello organizzativo, può portare a un elevato turnover del personale, a una diminuzione della produttività e a un ambiente di lavoro tossico.
Le aziende stesse stanno iniziando a riconoscere l’importanza del benessere dei propri dipendenti e alcune stanno implementando politiche volte a promuovere un bilanciamento tra vita privata e lavoro. Nelle attuali dinamiche sociali e lavorative, è essenziale che lavoratori e datori di lavoro affrontino il tema del workaholismo per creare ambienti di lavoro più sani e sostenibili.