La scienza dei materiali ha compiuto un importante passo avanti nella comprensione dell’uso dei fotoni per la trasmissione di informazioni, sviluppando un modello che analizza come l’efficacia di queste particelle luminose muta a seconda delle lunghezze d’onda. Questa scoperta potrebbe avere ripercussioni significative nello sviluppo di una rete di comunicazione quantistica, una delle innovazioni tecnologiche più attese del prossimo futuro.
I fotoni sono particelle fondamentali della luce, essenziali per il funzionamento delle attuali tecnologie di telecomunicazione. Le fibre ottiche, che oggi costituiscono la spina dorsale di internet, sono in grado di trasmettere fotoni mantenendo al minimo le perdite energetiche, specialmente alle lunghezze d’onda utilizzate nelle comunicazioni. In un contesto quantistico, i fotoni si comportano come i bit in un computer classico, ma con un vantaggio in più: sono in grado di esistere in stati quantistici noti come qubit, i quali permettono la rappresentazione di una quantità d’informazione superiore a un semplice valore binario di 0 o 1.
Sebbene la rete internet quantistica non sia ancora una realtà, si prevede che essa seguirà un modello simile a quello delle attuali comunicazioni, ma con un livello di sicurezza decisamente superiore. La tecnologia quantistica sfrutterà i principi della meccanica quantistica per garantire la crittografia delle informazioni, rendendo le comunicazioni quasi impossibili da intercettare. Questo sistema di comunicazione offre l’opportunità di potenziare ulteriormente la sicurezza delle informazioni, una necessità sempre crescente in un’epoca in cui i dati sono sempre più vulnerabili ad attacchi informatici.
Un recente articolo pubblicato sulla rivista APL Photonics ha messo in luce il lavoro svolto da un gruppo di fisici che ha proposto un modello innovativo per analizzare il legame tra elettroni e fotoni, focalizzandosi su un emettitore di fotoni singoli. I risultati indicano che è possibile migliorare l’efficienza degli emettitori di fotoni, fattore cruciale per lo sviluppo della tecnologia quantistica. Secondo Chris Van de Walle, scienziato dei materiali dell’UC Santa Barbara e co-autore dello studio, le vibrazioni atomiche possono influenzare negativamente l’emissione di fotoni, rendendo in alcuni casi inefficace l’emissione luminosa.
Gli studiosi non pensano che sia stato ancora trovato un emettitore di fotoni “Goldilocks“, ovvero un sistema che presenti efficienza ottimale, ma stimano che sarebbe caratterizzato da un’energia di trasmissione di circa 1.5 elettronvolt. Le ricerche suggeriscono di considerare l’uso della conversione di frequenza quantistica in parallelo con la generazione diretta di fotoni per migliorare le prestazioni nei sistemi di comunicazione ottica, soprattutto a lunghezze d’onda telecom.
Per superare le attuali limitazioni di efficienza, gli esperti suggeriscono varie tecniche, tra cui la selezione accurata del materiale ospite e l’ingegnerizzazione a livello atomico delle proprietà vibrational. Queste strategie potrebbero ottimizzare significativamente i processi di emissione dei fotoni, migliorando la trasmissione dell’informazione nella rete quantistica futura.
Un’altra soluzione proposta riguarda il collegamento a cavità fotoniche, che permette di aprire bande di frequenza in cui la propagazione delle onde elettromagnetiche è vietata in qualsiasi direzione. Queste innovazioni potrebbero facilitare la manipolazione dei fotoni e, quindi, migliorare l’affidabilità delle comunicazioni quantistiche.
L’evoluzione verso una rete internet quantistica è un progetto che si sta sviluppando da oltre un decennio, con l’obiettivo di garantire comunicazioni sicure e performance superiori rispetto alle attuali tecnologie. Gli sforzi della comunità scientifica oggi stanno posando le basi per una nuova era della comunicazione.