Aveva solo 25 giorni di vita Rocco Bonora Meneghello, un neonato che ha purtroppo visto spegnersi la sua luce domenica scorsa a causa della pertosse.
Nato all’ospedale di Montebelluna, in provincia di Treviso, Rocco era stato trasferito nei reparti di terapia intensiva di Vicenza e successivamente di Padova. Purtroppo, la sua condizione si è aggravata drammaticamente. Questa triste vicenda ha riacceso l’attenzione su una malattia spesso sottovalutata, e i numeri parlano chiaro: secondo l’European Centre for Disease Prevention and Control, nel 2023 ci sono stati quasi 60 mila casi di pertosse in Europa, con un incredibile aumento di oltre dieci volte rispetto ai due anni precedenti.
La situazione è critica e non risparmia i più piccoli. Anche la Società Italiana di Pediatria ha lanciato un allerta, sottolineando l’epidemia in corso, che colpisce principalmente neonati e lattanti non vaccinati. I ricoveri per casi di pertosse sono aumentati dell’800% rispetto all’anno precedente, un incremento allarmante che richiede una risposta rapida ed efficace. La pertosse è una malattia altamente contagiosa che può avere conseguenze devastanti, in particolare sui nuovi nati. Nei primi mesi di vita, infatti, la mortalità legata a questa patologia è compresa tra l’1% e l’1,5%.
Il messaggio è chiaro: bisogna proteggere i neonati, e una delle strategie più efficaci è l’immunizzazione delle mamme durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza. Questa vaccinazione non solo è sicura, ma rappresenta una dimostrazione forte di responsabilità nei confronti della salute dei più fragili. Annamaria Staiano, Presidente della Società Italiana di Pediatria, ha evidenziato l’importanza di questo intervento e ha invitato tutte le donne in attesa a vaccinarsi. La questione è seria e non deve essere presa alla leggera: nel 2024 non dovrebbe più essere accettabile che i bambini possano morire a causa di malattie infettive per cui esistono vaccini efficaci e sicuri.
La pertosse è causata dall’infezione dovuta al batterio Bordetella pertussis. Sebbene possa colpire persone di qualsiasi età, i più vulnerabili sono i bambini sotto i 5 anni, in particolare i neonati. I rischi per questa categoria possono includere complicazioni gravi come polmoniti, bronchiti, crisi convulsive e, in casi estremi, anche la morte. La malattia si presenta in due fasi principali. La fase catarrale iniziale è caratterizzata da sintomi comuni come naso che cola, tosse leggera e febbre; dopo qualche giorno, subentra la fase parossistica, in cui la tosse diventa più seria e è accompagnata da catarro denso e, talvolta, conati di vomito.
La pertosse è anche molto contagiosa, diffondendosi facilmente per via aerea. Sebbene in Europa ci siano stati significativi progressi nella riduzione dei casi grazie al vaccino, questa malattia continua a tornare a “ondate” ogni 3-5 anni. Perciò, la vigilanza è necessaria. La mortalità tra i neonati colpiti da pertosse è un problema concreto e le famiglie devono essere consapevoli dei rischi.
L’European Centre for Disease Prevention and Control raccomanda, per prima cosa, di ridurre la morbilità e la mortalità tra i neonati, poiché sono i soggetti più a rischio. Un modo per raggiungere questo obiettivo è assicurare una copertura vaccinale adeguata. Il vaccino contro la pertosse in Italia è somministrato tramite il richiamo dell’esavalente, che viene fatto all’età di 3, 5 e 11 mesi. È importante notare che il vaccino non contiene il batterio intero, ma solo alcune proteine, e non garantisce un’immunità di lunga durata. Pertanto, sono previsti richiami per bambini di circa 6 anni e adolescenti.
Inoltre, gli esperti insistono fortemente sulla necessità di vaccinare anche le donne in gravidanza, un intervento noto per i suoi effetti protettivi sui neonati. L’Ecdc esorta i paesi a incrementare la consapevolezza riguardo la pertosse, sia tra la popolazione che tra i professionisti sanitari. Purtroppo, il riconoscimento delle manifestazioni cliniche della pertosse può essere complicato, variando anche in base all’età dei pazienti.
Le autorità sanitarie devono, quindi, continuare a sottolineare l’importanza della vaccinazione non solo per proteggere i bambini, ma anche per contribuire a una salute pubblica più solida. Con un impegno collettivo, la società può sicuramente affrontare questa sfida sanitaria.
This post was last modified on 30 Ottobre 2024 12:27