Un nuovo studio sul famoso esemplare mummificato noto come “mummia urlante” rivela dettagli inquietanti sulla morte di questo individuo, rivelando che probabilmente patì atroci dolori. La ricerca supporta teorie che circolano da quasi un secolo e offre nuove speranze per la comprensione delle pratiche di mummificazione nell’antico Egitto.
La scoperta della mummia: dal campo di scavi al museo
Il ritrovamento nel 1935
Nel 1935, una spedizione del Metropolitan Museum of Art recuperò questa mummia sotto la tomba di SENMUT, a DEIR ELBAHARI, sito emblematico dell’antica THEBES. All’interno di un elegante sarcofago di legno, la mummificata presenta un aspetto insolito: indossa una parrucca nera e anelli d’oro e argento, ma è il suo volto contorto che ha colpito l’immaginario collettivo. La sua bocca è spalancata, il che ha spinto gli studiosi a dare alla mummia il soprannome di “urlante“.
La ricerca del 2020 e le sue conclusioni
Nel 2020, gli esperti Zahi HAWASS e Sahar SALEEM analizzarono la mummia, scoprendo che la donna era morta di un attacco cardiaco. La conclusione più scioccante è stata che la sua espressione di sofferenza fosse stata preservata durante il processo di imbalsamazione, alimentando la narrativa sul suo strano aspetto. Il campione è stato registrato anche come “Donna sconosciuta A” nel contesto della ricerca scientifica.
Dettagli sulla mummificazione: arte e scienza dell’aldilà
La pratica della mummificazione nell’antico Egitto
Gli embalsamatori dell’antico Egitto avevano l’obiettivo di preparare i defunti per una vita nell’aldilà, cercando di rendere i corpi il più belli possibile. Secondo Saleem, è consuetudine chiudere la bocca in modo da evitare il rilascio naturale del giusto riposo. Questo accorgimento veniva attuato mediante legature sul mento, che garantivano una chiusura appropriata per l’eternità.
La scoperta di materiali di imbalsamazione costosi
Nel recente studio pubblicato su Frontiers in Medicine, il team ha confermato che la mummia era in un ottimo stato di conservazione, con tracce di materiali costosi, come il sandalo e il ginepro, evidenti sulla sua pelle. Questi dettagli contestualizzano ulteriormente la cura applicata durante il processo di imbalsamazione, sottolineando che non ci fu nessuna trascuratezza da parte degli abili artigiani dell’epoca.
Nuove interpretazioni della morte e conseguenze emotive
L’ipotesi del “spasmo cadaverico”
Uno dei punti principali del dibattito si concentra sulla possibilità che la donna avesse subito uno spasmo cadaverico, un fenomeno raro che può causare contrazioni muscolari localizzate poco prima della morte. Questa condizione potrebbe conferire un aspetto inquietante al corpo, poiché i muscoli possono continuare a contrarsi anche per 36 ore dopo il decesso. Di conseguenza, la squadra di ricerca propone che la donna potrebbe essere stata imbalsamata prima che gli spasmi svanissero, intrappolando l’espressione di dolore sul suo volto.
Riflessioni sul cuore e la salute degli antichi egizi
Spazionando su le malattie cardiache dell’epoca, alcuni esperti hanno evidenziato che il 34% delle mummie provenienti da quel periodo mostrano segni di malattia cardiovascolare. Al contrario, oggi, circa 1 decesso su 5 è attribuibile a problemi cardiaci, secondo report del CDC. Questa correlazione amministra un’illuminante discussione su come lo stile di vita e la salute degli antichi Egizi potrebbero essere più simili a quelli moderni di quanto si creda.
Opinioni divergenti e necessità di ulteriori ricerche
Le interpretazioni sugli eventi che hanno condotto al celebre “urlante” rimangono oggetto di dibattito. Alcuni esperti, come Gregory THOMAS, mettono in dubbio che lo spasmo cadaverico possa essere responsabile dell’aspetto aperto della bocca, suggerendo che si trattasse semplicemente di un rilascio naturale dei muscoli. Tuttavia, il tema richiede ulteriori indagini e approfondimenti per meglio comprendere non solo il destino di questa particolare mummia, ma anche le pratiche funerarie e il contesto sociale dell’epoca.
Le scoperte attuali sollevano interrogativi affascinanti su memoria, arte funeraria e la vita quotidiana degli antichi Egizi, rendendo la “mummia urlante” un caso emblematico che merita di essere approfondito.