Chi sono i “talenti verdi” e perché in Italia scarseggiano, pur essendo i più richiesti in assoluto nell’economia.
Il mercato del lavoro italiano sta attraversando un paradosso davvero preoccupante. Da un lato, infatti, si osserva una stagnazione economica che non sembra voler svanire, accanto a salari che continuano a rimanere troppo bassi. Dall’altro, quasi un milione di posti di lavoro, specificamente quelli altamente qualificati, non vengono mai riempiti. Secondo i dati forniti da Confartigianato, il numero esatto di professionisti che mancano all’appello è di 828.000.
Questi posti sono essenziali per supportare le piccole e medie imprese nell’importante transizione ecologica e energetica. In particolare, il fenomeno del “mismatch” colpisce in modo drammatico le regioni industrializzate del nostro paese. Infatti, in Lombardia mancano ben 135.000 posti, mentre il Veneto registra un deficit di 75.000. La situazione raggiunge picchi allarmanti nel Trentino-Alto Adige, dove il 64% delle posizioni rimane vacante, mettendo a serio rischio il futuro verde dell’Italia.
Profili più richiesti: chi sono i “talenti verdi” e quanto guadagnano
In molti settori la ricerca di professionisti “verdi” sta creando una vera e propria corsa all’oro nel mercato del lavoro. Tra le figure più richieste ci sono i gestori dell’energia, che possono arrivare a guadagnare anche 60.000 euro all’anno. Non da meno gli ingegneri ambientali, che rivestono un ruolo fondamentale in vari ambiti, con una domanda che non smette di crescere.
Anche i tecnici di manutenzione e installatori di sistemi, particolarmente nel settore del fotovoltaico, possono guadagnare mediamente 2.100 euro mensili lordi. Altri profili molto rinomati sono i certificatori ambientali ed energetici, i quali, con un po’ di esperienza, possono aspettarsi stipendi superiori a 40.000 euro all’anno. È interessante notare che queste professioni, che rispondono a un’evoluzione verso un’economia più sostenibile, stanno crescendo a una velocità doppia rispetto ad altri settori. Un’occasione gigantesca per giovani che cercano lavoro, ma che si scontra con un sistema di formazione che non sempre è all’altezza della situazione attuale.
Settori in tensione: le nuove competenze richieste
Il mercato del lavoro non è mai stato così in fermento e alcune aree sono metaforicamente in fiamme. Ad esempio, il settore delle costruzioni è uno dei più colpiti. Qui ben il 61% dei posti disponibili rimane vacante. Questo avviene anche perché l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di rendere tutti i nuovi edifici a zero emissioni entro il 2030.
Ciò ha generato una domanda urgente di progettisti esperti nella creazione di prodotti da costruzione rispettosi dell’ambiente e installatori di sistemi a basso impatto. Sorprendentemente, anche l’industria automobilistica continua a cercare specialisti esperti in assemblaggio e manutenzione di veicoli elettrici, nonostante le attuali difficoltà del settore. Non dimentichiamo, poi, il mondo dell’agricoltura biologica, dove l’Italia domina in Europa. Qua pure c’è un grave bisogno di professionisti capaci di mescolare tradizione agricola con nuove competenze digitali.
Formazione e soluzioni: come colmare il gap
Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, pone enfasi sulla necessità urgente di intervenire per colmare questo deficit di competenze, soprattutto in un’ottica di occupazione giovanile. La formazione è giustamente il nodo cruciale della questione. È emerso che i percorsi di studio e la preparazione scolastica attuale non si allineano sempre con le esigenze attuali del mercato.
Per affrontare questa giungla di disuguaglianze, è assolutamente necessario stabilire una collaborazione più intensa tra scuole e imprese. Solo così i giovani potranno essere correttamente preparati alle professioni del futuro, quelle “verdi” in forte ascesa. Anche i centri per l’impiego sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale in questo processo, aumentando e qualificando la loro offerta formativa. È un viaggio complicato, ma senza dubbio indispensabile per garantire un’adeguata formazione delle nuove leve.
L’Italia, insomma, è alla fine di un sentiero critico. Il disallineamento tra la domanda di lavoro e l’offerta di competenze verdi potrebbe porre seri limiti alla transizione ecologica e alla competitività economica del paese. Stiamo assistendo a un’occasione unica: oltre a sviluppare competenze e posti di lavoro qualificati, l’Italia ha l’opportunità di affermarsi come leader nell’economia sostenibile in Europa. È una sfida importante che merita attenzione e azioni concrete.