C’è una realtà in Sicilia che colpisce profondamente: la scarsità d’acqua. Non una questione passeggera, ma una vera e propria crisi che coinvolge quotidianamente i cittadini.
Nei quartieri dell’isola, la distribuzione dell’acqua è segnata da un ritmo irregolare, con persone che rimangono senza per giorni e giorni. Con l’arrivo dell’autunno, le problematiche legate alla razionalizzazione delle risorse idriche si intensificano. Giuseppe Amato, responsabile delle risorse idriche per Legambiente Sicilia, e residente ad Enna, ci offre uno spaccato di questa situazione complicata, la quale è più di una semplice discussione da bar per i siciliani.
In molte zone siciliane, l’acqua è un lusso raro. Alcuni quartieri devono aspettare settimane, addirittura fino a otto giorni, per riceverne. E, per chi la ottiene, la distribuzione dura solo cinque ore al giorno, lasciando le famiglie in costante ansia per la disponibilità di un bene così fondamentale. Amato racconta che oggi è diventato pressante e necessario avere in casa impianti specializzati che garantiscano anche una minima gestione dell’acqua. Tecnologie come pompe di risalita e sistemi di monitoraggio elettronico stanno diventando parte integrante della vita quotidiana per i siciliani, mentre, altrove in Italia, pochi conoscono anche solo le basi di queste attrezzature. “Il paradosso è che siamo costretti a pagare profumatamente per un bene che ci manca”, dice con una punta di amarezza.
Enna, insieme a Caltanissetta e Agrigento, è tra le province più vulnerabili, con scadenze che segnano il ciclo di vita delle risorse disponibili, come il 20 novembre: dopo questa data, l’incertezza regna sovrana. “Ne abbiamo parlato in tanti, ma un piano B non c’è. Non abbiamo idea di cosa accadrà.” Questa situazione costringe le famiglie ad adeguamenti tecnologici ma, al contempo, pesa enormemente sul bilancio. Un problema mai banale: acqua che scarseggia e costi che continuano a salire.
La questione della siccità non è nuova. È una situazione che, in realtà, ha radici profonde. “Ottobre è il tredicesimo mese consecutivo di anomalie termiche,” sottolinea Giuseppe Amato. Aggiunge che, unitamente alle elevate temperature, la scarsità di pioggia ha ridotto ulteriormente le risorse idriche esistenti. Francesco Avanzi, idrologo esperto, illustra che, confrontando le precipitazioni degli ultimi mesi con i dati storici, la Sicilia appare segnata da un’inevitabile crisi idrica.
In molte zone, complice la mancanza di pioggia, i livelli nei bacini sono notevolmente diminuiti. La crisi non è un problema di sola estate ma ha origini ben più lontane. Normalmente, l’acqua nei serbatoi si ricarica con le piogge invernali, ma quest’anno quella fase di ricarica non si è mai realizzata, lasciando gli invasi in condizioni critiche già all’inizio dell’estate. In effetti, la carenza d’acqua registrata è ormai di un impressionante -48% rispetto all’anno passato.
Le sfide non si limitano all’assenza di pioggia. La combinazione di temperature elevate e scarsità d’acqua crea un terreno fertile per problematiche sempre più gravi. Un ciclo continuo di evaporazione e scarsità che non fa altro che aggravare la situazione. Gli invasi, una volta vitali per l’agricoltura e il sostentamento, ora sono frequentemente vuoti o quasi, lasciando la popolazione locale con pochi margini per affrontare le problematiche quotidiane legate all’approvvigionamento idrico.
L’impatto della siccità sull’agricoltura è devastante. Coltivazioni simbolo di questa terra, come olive, mandorle e agrumi, si trovano in seria difficoltà. Persino il grano, che non richiede irrigazione, ha subito perdite. Già questo singolo dato indica con forza la gravità della situazione. Gli allevatori, d’altro canto, si trovano a dover scegliere se abbattere i capi più anziani o svendere parte del loro bestiame a prezzi stracciati.
Il rapporto “Sicilia 2020”, elaborato da Legambiente nel 1998, mette in guardia sugli effetti del cambiamento climatico e sulla necessità di affrontare la questione dell’acqua. La visione di un trend in aumento delle temperature e del rischio di conflitti nell’uso dell’acqua si è avverata. Amato con rammarico osserva che le previsioni fatte quasi trent’anni fa non sono state affrontate con la giusta determinazione. Oggi, il danno alla biodiversità e all’agricoltura è pesante e, per molti, insostenibile.
Il settore agroalimentare, fondamentale per l’economia siciliana, rischia di subire un durissimo colpo. La fragilità di questo sistema si sta rivelando sempre più evidente. Le conseguenze per la popolazione locale sono palpabili, con prezzi dei prodotti agricoli in aumento e una produzione che continua però a diminuire.
La questione della gestione delle risorse idriche in Sicilia ha bisogno di una seria riflessione. Malgrado le segnalazioni di criticità, le soluzioni adottate appaiono temporanee e non strutturali. A tal proposito, il piano “pozzi e autobotti” dichiarato come risolutivo dal governo regionale risulta essere, secondo Legambiente, un approccio poco lungimirante. Il costo dell’acqua portata da autobotti, che spesso non è nemmeno potabile, rappresenta un onere considerevole per le famiglie, aggiungendosi a spese annue già eccessive per le utenze idriche.
Un’idea più strategica è necessaria: potenziare la progettazione di acquedotti, esplorare metodi alternativi per la produzione di energia o gestire i rifiuti. Un cambiamento di mentalità è quindi obbligatorio. Gli attuali approcci sembrano ignorare la situazione critica, trasmettendo il problema a chi viene dopo, senza mai giungere a una vera e propria soluzione. L’acqua, come diritto fondamentale, deve essere affrontata con serietà e determinazione, nella speranza che futuri progetti possano portare a un miglioramento della situazione.
This post was last modified on 2 Novembre 2024 18:00