Roma, il nuovo piano regolatore: alte torri e centri commerciali al posto di storici edifici

Il piano regolatore di Roma, con nuove norme approvate nel 2024, prevede significative modifiche urbanistiche che potrebbero compromettere il patrimonio storico e favorire lo sviluppo commerciale a scapito del commercio locale.
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Il piano regolatore di Roma sta per subire una trasformazione radicale che potrebbe cambiare il volto della città. Le nuove norme tecniche di attuazione , approvate nel dicembre 2024, prevedono significative modifiche alla costruzione e riqualificazione degli spazi urbani. Questi cambiamenti hanno suscitato preoccupazioni tra cittadini e associazioni culturali, poiché potrebbero portare alla demolizione di edifici storici a favore di nuove strutture residenziali e commerciali.

Modifiche sostanziali alle norme attuative

Le Nta del piano regolatore sono state aggiornate dopo un lungo processo iniziato nel 2008. Tuttavia, l’aggiornamento ha portato a modifiche ben più profonde rispetto a quanto inizialmente previsto. La nuova versione delle norme consente la costruzione di alte torri residenziali in zone dove prima erano vietate, mentre villini d’epoca e cinema storici rischiano la demolizione per fare spazio a palazzine moderne e centri commerciali.

La soprintendenza speciale di Roma non è stata coinvolta nella revisione delle Nta ed ha richiesto la sospensione dell’iter legislativo in corso. L’assessorato all’urbanistica ha collaborato principalmente con le organizzazioni dei costruttori edili, sollevando interrogativi sulla trasparenza del processo decisionale. Il presidente dell’Associazione dei costruttori ha dichiarato che è stato fatto un “grande lavoro” con gli uffici comunali.

Il testo finale delle Nta è stato adottato dall’amministrazione comunale l’11 dicembre 2024 con due voti contrari da parte del Movimento 5 Stelle e cinque astensioni. Fino al 7 aprile c’è stata la possibilità per i cittadini di inviare osservazioni riguardo alle nuove normative; molte associazioni hanno denunciato una mancanza generale d’informazione.

Impatti sul commercio locale

Una delle modifiche più significative riguarda l’aumento della superficie commerciale consentita nei negozi storici fino a mille metri quadri anche nei tessuti urbani più antichi. Questa modifica potrebbe favorire l’ingresso massiccio di grandi catene commerciali nella capitale, contribuendo così al declino del commercio locale tradizionale.

Inoltre, i cinema storici presenti nella Carta della qualità perderanno le protezioni precedentemente garantite loro dalla normativa vigente. Questo cambiamento si inserisce in un contesto più ampio caratterizzato da una proposta regionale sulla rigenerazione urbana che faciliterebbe i cambiamenti d’uso degli immobili anche in aree agricole, aumentando ulteriormente la pressione commerciale su spazi già fragili dal punto di vista culturale.

La fondazione Piccolo America ha avviato un appello pubblico contro queste misure ritenute dannose per il patrimonio culturale romano.

Nuove categorie abitative e impatti sul tessuto urbano

Un altro aspetto rilevante delle nuove Nta è l’introduzione della categoria “abitazioni a uso ricettivo”. Questo permetterà agli immobili destinati almeno al 70% ad attività turistiche come affittacamere o case vacanza di essere convertiti completamente in alberghi senza restrizioni significative. Tale sviluppo potrebbe aggravare lo spopolamento dei quartieri romani tradizionali poiché molti residenti si troverebbero circondati da strutture ricettive anziché abitazioni permanenti.

Le modifiche consentiranno anche la demolizione e ricostruzione degli edifici considerati “di pregio”, eliminando limiti precedentemente stabiliti riguardo allo stato degli immobili stessi; questo aspetto preoccupa molti esperti del settore urbanistico che vedono nell’allentamento delle regole una minaccia alla conservazione dell’identità architettonica romana.

Sviluppo verticale: opportunità o rischio?

L’approccio scelto dalle autorità locali privilegia lo sviluppo verticale come strategia principale per aumentare la superficie edificabile senza consumare ulteriore suolo urbano. Le previsioni includono incrementi volumetrici fino al 30% per ristrutturazioni urbanistiche o addirittura il 20% se gli stabili vengono classificati come abbandonati dopo tre anni; questo meccanismo potrebbe incentivare comportamenti opportunistici da parte dei proprietari verso l’abbandono volontario degli immobili esistenti anziché investimenti nella loro manutenzione.

Neanche le aree vincolate dal piano del 2008 sembrano essere risparmiate: invece annullare progetti edilizi obsoleti si sta cercando nuovi luoghi dove realizzarli altrove nella città eterna.

Queste scelte politiche mirano ad attrarre investitori privati attraverso regole meno stringenti sui requisiti edilizi socialmente responsabili; infatti, la quota obbligatoria dedicata all’edilizia sociale scende drasticamente dal 30% al solo 10%. Ciò solleva interrogativi sull’impatto futuro sull’emergenza abitativa già presente nelle zone centrali della capitale italiana.

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