Rischio cardiovascolare e lipoproteina(a): un fattore genetico da non sottovalutare

La lipoproteina (Lp) è un fattore di rischio indipendente per malattie cardiovascolari, con necessità di monitoraggio e screening, specialmente in donne over 50 e soggetti geneticamente predisposti.
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La lipoproteina, conosciuta come Lp, gioca un ruolo significativo nella salute cardiovascolare, contribuendo allo sviluppo di malattie coronariche, infarti e ictus. Scoperta nel 1963 da Kåre Berg, la sua associazione con le malattie cardiovascolari è stata conclusivamente dimostrata nel 2009 attraverso studi genetici condotti dal consorzio europeo Procardis. Con una prevalenza di 1 persona su 5 portatrice di questa condizione ereditaria, è fondamentale comprenderne l’impatto e come sia possibile monitorarne i livelli, specialmente in vista della Giornata mondiale della Lp del 24 marzo.

La lipoproteina: composizione e funzioni

La lipoproteina è una particella sferica che si forma nel fegato. È composta dalla lipoproteina a bassa densità , a cui si unisce l’apolipoproteina tramite un ponte disolfuro. La genetica gioca un ruolo cruciale nel determinare i livelli di Lp, che rimangono stabili nel corso della vita e non possono essere influenzati da cambiamenti nello stile di vita come dieta ed esercizio fisico. Da un punto di vista epidemiologico, le donne oltre i 50 anni tendono a presentare valori di Lp più elevati rispetto agli uomini, con un incremento del 17% che coincide con l’insorgenza della menopausa. È quindi consigliato a coloro che hanno testato la Lp prima della menopausa di ripetere la misurazione entro cinque anni dal compimento dei 50 anni. Questo monitoraggio potrebbe rivelarsi cruciale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Rischi associati e necessità di screening

Un recente studio prospettico del 2022 ha evidenziato che chi è geneticamente predisposto a livelli elevati di Lp presenta tali valori fin dalla nascita. Sebbene nei primi anni di vita i livelli siano generalmente bassi, i risultati ottenuti dall’analisi del sangue del cordone ombelicale possono aiutare a identificare i neonati a rischio di sviluppare Lp elevate in futuro. Valori superiori a 30 mg/dL sono stati collegati a un’accresciuta probabilità di ictus ischemico, sia primario che ricorrente, nei bambini e negli adolescenti. Le evidenze suggeriscono che il legame tra la Lp e il rischio cardiovascolare diventa sempre più rilevante, soprattutto in individui con una storia di eventi acuti o altre patologie cardiache.

Claudio Bilato, esperto in cardiologia, sottolinea l’importanza di considerare la Lp nel calcolo del rischio cardiovascolare complessivo. Recenti studi hanno dimostrato che elevate concentrazioni di Lp possono aumentare il rischio di infarto o ictus fino al 20%, indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio tradizionali. Questo mette in evidenza la necessità di un dosaggio regolare della Lp per garantire una valutazione accurata del rischio cardiovascolare.

Strategie di monitoraggio e gestione

La lipoproteina è considerata un fattore di rischio indipendente, non correlato ai tradizionali indicatori come la dislipidemia e l’obesità. La sua misurazione è cruciale non solo per chi ha già avuto eventi cardiovascolari, ma anche per quei soggetti con una storia familiare di malattie cardiovascolari. È opportuno eseguire il dosaggio della Lp in pazienti a medio-alto rischio cardiovascolare, in particolare dopo eventi acuti recenti, dato che i livelli di Lp tendono a diminuire immediatamente dopo l’evento, per poi risalire nelle settimane successive.

Mario Crisci, dirigente medico presso l’ospedale Monaldi, mette in evidenza come lo screening della Lp rappresenti un’opportunità importante per la prevenzione di eventi cardiovascolari. Consiglia che ogni adulto dovrebbe sottoporsi a questa misurazione almeno una volta nella vita, per identificare chi risulta avere livelli significativamente elevati. L’ospedalizzazione, in particolare, è un’occasione utile per valutare i rischi associati alla Lp e applicare strategie preventive.

La ricerca e le prospettive future

Attualmente, non esistono farmaci approvati per la riduzione dei livelli di Lp, portando i medici a focalizzarsi su strategie di gestione alternative, come il controllo di altri fattori di rischio cardiovascolare, inclusi colesterolo e ipertensione. Nei casi di elevata gravità, è possibile ricorrere all’aferesi delle lipoproteine, un procedimento che rimuove fisicamente la Lp dal sangue. Tuttavia, la ricerca sta compiendo passi significativi verso lo sviluppo di nuove terapie. Tra queste, il pelacarsen, un oligonucleotide antisenso attualmente in fase di sperimentazione clinica, ha mostrato risultati promettenti nei test.

Paola Coco, Chief Scientific Officer in Novartis Italia, mette in evidenza l’impegno dell’azienda nel rispondere all’emergenza sanitaria delle malattie cardiovascolari, cercando soluzioni terapeutiche che possano migliorare la qualità della vita e la sopravvivenza dei pazienti. La ricerca in corso rappresenta una speranza concreta per gestire meglio la lipoproteina e, di conseguenza, le malattie cardiovascolari.

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