Riflessioni sull’ordinazione episcopale: La fede di San Giuseppe come guida per i nuovi vescovi

Il cardinale Tagle, durante l’ordinazione di Mons. Sangalli e Mons. Sarrio Cucarella, esorta i nuovi vescovi a seguire l’esempio di San Giuseppe nel servizio e nella fede attiva.
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Nell’ambito dell’ordinazione episcopale di Monsignore Samuele Sangalli e Monsignore Diego Ramon Sarrio Cucarella, il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle ha offerto una profonda riflessione sulla figura di San Giuseppe, esemplificando come la fede silenziosa e il discernimento del padre putativo di Gesù possano ispirare i nuovi vescovi nel loro ministero. Durante la celebrazione, tenutasi nella Basilica di San Pietro, il cardinale ha invitato i presenti a seguire il grande esempio di dedizione e abnegazione di San Giuseppe nella loro vita spirituale e pastorale.

La chiamata divina e la gratitudine

L’omelia del cardinale Tagle ha iniziato con un richiamo alla gratitudine verso la “generosa risposta alla chiamata di Dio”. Questo messaggio è stato fortemente connesso alla figura di Papa Francesco, la cui guarigione è stata oggetto di preghiera e riflessione. Il cardinale ha enfatizzato l’importanza di ricevere l’invito di Dio con fede e determinazione, riconoscendo come, nella vita spirituale, la chiamata possa a volte apparire incomprensibile e sfidante. L’invito a seguire l’esempio di San Giuseppe non è solo un mero suggerimento, ma un’esortazione a tradurre la fede in azioni concrete, ponendo i progetti divini al di sopra delle proprie aspirazioni personali.

L’arcivescovo Sangalli e il vescovo Sarrio Cucarella sono stati chiamati a tessere un percorso di servizio e responsabilità, come custodire e divulgare i valori del Vangelo. La loro missione è vista come un continuare l’opera di evangelizzazione, abbracciando la sfida di essere pastori e guide per la comunità. L’invito a riflettere su San Giuseppe è un modo per incoraggiare una vita ecclesiale che miri a risultati più grandi di quelli individuali, trasformando le proprie preoccupazioni in una vera dedicazione al servizio divino.

La figura di san giuseppe come esempio di discernimento

Nel corso dell’omelia, il cardinale ha messo in evidenza il ruolo imprescindibile di San Giuseppe come modello da seguire. La sua capacità di accogliere la chiamata divina è stata descritta come qualcosa di attivo, caratterizzato da un discernimento costante e dal coraggio di agire. Questo aspetto del suo carattere serve come guida per i nuovi vescovi, che devono affrontare le incertezze del loro ministero con la stessa fiducia. Il cardinale ha messo in luce come la fede non debba essere vista come una mera accettazione passiva, bensì come un impulso a mettere in pratica la volontà di Dio, anche nelle circostanze più complicate e scomode.

Le responsabilità dei vescovi sono state ulteriormente dettagliate: sono chiamati non solo a governare, ma a essere educatori della fede, capaci di condividere la dottrina con le loro comunità. A tal proposito, il cardinale ha sottolineato che “non siamo noi i pianificatori”, evidenziando l’importanza di venerare un tempo di attesa e di ascolto nella propria vita spirituale. Per affrontare questa complessità, il cardinale ha raccomandato di “dormire come San Giuseppe”, cogliendo l’importanza della vulnerabilità per aprirsi alla ricezione dei sogni di Dio.

L’importanza del silenzio nel ministero episcopale

Un altro aspetto fondamentale della riflessione del cardinale Tagle ha riguardato il silenzio di San Giuseppe, un silenzio colmo di azioni significative, come la cura e la protezione di Gesù. Questo silenzio è emblematico dell’attitudine che deve contraddistinguere il ministero episcopale: è fondamentale dare spazio alla Parola di Dio, creando momenti di ascolto e riflessione profonda. “Le sue stesse parole impallidiscono di fronte alla Parola più grande”, ha affermato il cardinale, evidenziando come l’annuncio di Gesù debba prendere precedenza su ogni altro aspetto del ministero.

Il cardinale Tagle ha invitato i nuovi vescovi a costruire ponti nella comunità, piuttosto che ad affermare se stessi. La vera missione consiste nel rimanere al servizio della comunità ecclesiale, annunciando il Vangelo e vigilando sul Corpo di Cristo. L’approccio non deve essere di costruzione di regni personali, ma di costruzione di relazioni autentiche incentrate sulle necessità spirituali degli altri.

Essere segni di comunione e servizio

L’omelia si è chiusa con un forte richiamo all’identità dei nuovi vescovi come segni di comunione e servizio. Il cardinale ha incoraggiato i due ordinati a incarnare l’ideale di “essere con gli altri e per gli altri”. Ogni vescovo, nel proprio ministero, è chiamato a essere un segno visibile della presenza di Dio nel mondo, non cercando un primato, ma manifestando l’amore divino attraverso atti di servizio concreto. Questa esortazione richiama a una responsabilità continua, non solo nel compito di pastori, ma come autentici rappresentanti di un amore che va oltre le personali aspirazioni.

La somma delle riflessioni esposte dal cardinale ha messo in luce l’ideale di un ministero episcopale non solo orientato alla missione, ma fondato su una vita interiore ricca e una comunione profonda con Dio e la comunità.

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