Rapporto Fipe-Confcommercio 2025: Crescita moderata e costi della ristorazione a Roma

Il Rapporto Ristorazione 2025 di Fipe-Confcommercio segnala una moderata crescita del settore in Italia, evidenziando criticità strutturali e analizzando i prezzi medi di cibi e bevande nelle principali città.
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Il Rapporto Ristorazione 2025, presentato da Fipe-Confcommercio, evidenzia una crescita moderata nel settore della ristorazione in Italia. Nonostante i segnali positivi emersi nel 2023, permangono criticità strutturali che influenzano il mercato. Il report offre anche un’analisi dettagliata dei prezzi medi di cibi e bevande nelle principali città italiane, con particolare attenzione a Roma.

Crescita del settore della ristorazione

Il rapporto annuale di Fipe-Confcommercio ha messo in luce un anno di moderata crescita per il settore della ristorazione. Durante la presentazione avvenuta a Roma, Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe, ha sottolineato come i trend positivi osservati nel 2023 si stiano consolidando. Tuttavia, non mancano le sfide: diverse criticità strutturali continuano a pesare sul comparto. La relazione è stata redatta dal Centro Studi diretto da Luciano Sbraga e ha visto la partecipazione del presidente Inps Gabriele Fava.

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dal rapporto riguarda l’analisi dei costi sostenuti dai cittadini romani per beni e servizi quotidiani. Questo aspetto è cruciale per comprendere le dinamiche economiche che caratterizzano la vita nella capitale italiana.

Prezzi medi delle bevande: focus su caffè e cappuccino

Un dato interessante riguarda il prezzo medio del caffè a Roma, fissato a 1,12 euro alla fine del 2024. Questo posiziona la capitale tra le città più convenienti d’Italia per gustare uno dei simboli della cultura gastronomica nazionale. A confronto con altre grandi città italiane emerge una differenza significativa: Milano presenta un costo medio di 1,18 euro per tazzina; Firenze arriva a 1,21 euro; Venezia tocca quota 1,24 euro; mentre Bologna si distingue come la città con il prezzo più elevato al raggiungimento di ben 1,27 euro.

Per quanto riguarda il cappuccino romano si attesta su una media di 1,32 euro. Anche in questo caso Roma risulta vantaggiosa rispetto ad altre metropoli italiane: Firenze richiede infatti circa 1,43 euro mentre Milano supera i due euro arrivando fino a ben 1,57 euro al bar. Le cifre aumentano ulteriormente nelle altre località come Venezia e Bologna dove i prezzi sono rispettivamente maggiorati di sette e sei centesimi rispetto alla capitale.

Particolare menzione va fatta al cappuccino napoletano che registra un costo medio significativamente superiore pari a circa 1,76 euro nei bar partenopei.

Pranzo veloce: panini e pizze in comparativa

Passando al pranzo veloce rappresentato dai panini ed altri pasti rapidi emerge che non è Roma ad avere i costi più contenuti in questo ambito ma Napoli con una media di spesa pari a soli €3,44 per un panino semplice; Firenze fa ancora meglio attestandosi sui €3,02. Al contrario Milano presenta prezzi decisamente superiori con sandwich venduti anche fino ai €5,40.

Se invece ci si orienta verso una pizza accompagnata da una bibita analizzando sempre le medie nazionali ci si accorge che nella capitale bisogna prepararsi ad affrontare una spesa complessiva pari ai €10,79. Napoli resta comunque competitiva proponendo questa combinazione alimentare ad appena €9,63. Le cifre lievitano notevolmente nelle regioni settentrionali dove Firenze richiede addirittura €12,70; Bologna propone questa offerta culinaria intorno agli €11,80 mentre Milano supera tutti arrivando fino ai €12,97.

Venezia risulta essere la località più cara dell’intera classifica con un costo totale stimabile intorno ai €13,47.

Considerazioni finali sul mercato della ristorazione

L’analisi condotta da Fipe-Confcommercio restituisce quindi uno scenario complesso riguardo alle dinamiche economiche del settore ristorativo italiano post-pandemia. Stoppani ha rimarcato l’importanza delle condizioni lavorative all’interno delle aziende operanti nel campo alimentare sottolineando necessità urgenti quali maggiore sicurezza contrattuale ed investimenti sulla formazione professionale degli operatori. Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro rappresenta secondo lui un passo fondamentale verso l’equilibrio economico necessario affinché possa avvenire realmente quel recupero auspicato dei livelli pre-pandemia.