Un episodio drammatico si è verificato sabato sera a Martinsicuro, dove un gruppo di cinque uomini armati ha fatto irruzione nella villa dell’armatore Federico Crescenzi. La situazione si è trasformata in una corsa contro il tempo quando il figlio tredicenne, trovatosi solo nella sua cameretta, ha inviato un messaggio d’allerta a un amico. Questo gesto provvidenziale ha contribuito a mettere in fuga i malviventi e a proteggere la sua famiglia.
Il racconto della rapina
La serata di sabato 29 marzo 2025 è iniziata come una normale serata familiare per i Crescenzi. Federico stava dormendo mentre sua moglie guardava la televisione e i figli avevano invitato alcuni amici per passare del tempo insieme. Intorno alle 21:15, però, l’atmosfera tranquilla è stata interrotta dall’ingresso violento dei rapinatori. Gli uomini erano vestiti di nero e indossavano passamontagna; armati e decisi, hanno subito puntato le pistole contro Federico e A., la moglie.
Mentre tutto ciò accadeva al piano superiore della villa, il figlio tredicenne era chiuso nella sua stanza. Con prontezza ha utilizzato il suo cellulare per inviare un messaggio d’emergenza all’amico, avvisandolo che stava avvenendo una rapina in casa. Inizialmente l’amico non credeva al messaggio pensando fosse uno scherzo; tuttavia, quando gli uomini hanno scoperto che c’era anche lui presente in casa con il telefono attivo, sono insospettiti.
A quel punto i banditi hanno controllato lo smartphone del ragazzo ma non hanno trovato alcuna chiamata effettuata ai Carabinieri. Tuttavia, scoperto il messaggio inviato all’amico tramite WhatsApp, si sono resi conto che dovevano lasciare immediatamente la villa prima che arrivassero le forze dell’ordine.
L’intervento della sorella maggiore
Un ruolo cruciale nel prevenire ulteriori complicazioni durante l’incursione è stato svolto dalla sorella maggiore del ragazzo. La diciassettenne aveva mantenuto segreta la presenza del fratello ai malviventi quando questi avevano chiesto informazioni su chi altro fosse presente nell’abitazione. Questa decisione strategica ha permesso al tredicenne di inviare quel messaggio vitale senza destare sospetti tra gli aggressori.
La madre dei ragazzi esprime orgoglio per l’intelligenza dimostrata dai suoi figli durante questa crisi: “Ci siamo sincronizzati senza armi”, afferma A., visibilmente commossa ma fiera delle azioni intraprese dai suoi bambini nei momenti più critici della loro vita.
Nel corso dell’incursione durata circa quindici minuti – secondo quanto riferito dalla madre – Federico Crescenzi ha tentato una reazione ma è stato immobilizzato con delle fascette dai rapinatori che lo hanno minacciato dicendo: “Non vogliamo farvi del male”. L’obiettivo principale dei ladri era chiaramente quello di accedere alla cassaforte presente nell’abitazione.
Il bottino e le modalità operative dei ladri
I malviventi sono riusciti ad aprire la cassaforte grazie alla collaborazione involontaria di Crescenzi che ha consegnato loro le chiavi sotto minaccia diretta. Una volta dentro alla cassaforte hanno portato via gioielli e orologi dal valore complessivo stimabile intorno ai 200mila euro; inoltre sono state sottratte tre pistole regolarmente detenute dal capofamiglia.
Le modalità operative degli aggressori suggeriscono esperienza nel settore delle rapine: oltre ai cinque entrati nella villa ci sarebbero stati altri complici rimasti all’esterno pronti a ricevere comunicazioni via radio riguardo agli sviluppi all’interno dell’abitazione durante tutta l’operazione criminale.
Prima della fuga finale i ladri si sono assicurati anche di confiscare tutti i cellulari presenti in casa per evitare qualsiasi possibilità d’allerta immediata alle autorità competenti; successivamente li hanno abbandonati lungo il percorso utilizzando mezzi già predisposti per scappare rapidamente dalla scena del crimine.
L’episodio mette in luce non solo l’audacia mostrata da parte dei giovani membri della famiglia Crescenzi ma anche le crescenti preoccupazioni legate alla sicurezza nelle abitazioni private nelle zone residenziali italiane.