Raid notturni in Gaza: padre Gabriel racconta la paura attorno alla chiesa della Sacra Famiglia

Attacchi aerei in Gaza riaccendono la paura tra i rifugiati, mentre la parrocchia della Sacra Famiglia offre supporto e speranza in un contesto di crescente violenza e instabilità.
Raid notturni in Gaza: padre Gabriel racconta la paura attorno alla chiesa della Sacra Famiglia - Socialmedialife.it

Nella notte tra il 17 e il 18 marzo 2025, gli attacchi aerei israeliani hanno riacceso la paura nel cuore della Striscia di Gaza. A pochi passi dalla chiesa della Sacra Famiglia, il parroco padre Gabriel Romanelli racconta le scosse tremende di una notte segnata dalla violenza e dalla morte. In un contesto di crescenti tensioni, la situazione degli oltre 500 rifugiati accolti presso la propria parrocchia si fa sempre più precaria. Molti di loro, dopo aver lasciato temporaneamente le proprie abitazioni in cerca di tranquillità, stanno ora tornando, motivati dalla speranza di ritrovare un senso di sicurezza, anche se questo sembra sempre più lontano.

Gli attacchi e la realtà dei rifugiati

Padre Gabriel, in un’intervista ai media vaticani, descrive il clima di terrore che aleggia tra la popolazione. “I bombardamenti ci hanno svegliato, sono stati qui vicino, a 300-400 metri,” afferma, con un tono che riflette la gravità della situazione. Nonostante la parrocchia non sia stata colpita fisicamente, i numeri parlano chiaro: già oltre 350 morti e più di mille feriti sono stati segnalati in Striscia. La paura di un intensificarsi degli scontri ha messo in allerta i civili, molti dei quali avrebbero sperato in un allentamento delle tensioni.

Nel corso del conflitto, circa venti famiglie hanno deciso di lasciare temporaneamente la chiesa per cercare riparo nelle loro case o da parenti. Tuttavia, il recente escalation degli attacchi ha costretto molte di queste famiglie a riconsiderare la loro decisione. “Ora chi non è ritornato sta valutando se rimanere dove sono o tornare ‘da Gesù’, perché qui si sentono più al sicuro,” spiega padre Gabriel. Questo ritorno nel luogo di culto rappresenta una scelta dettata dalla necessità di trovare un rifugio stabile, sebbene nessun luogo nella Striscia sembri immune alla violenza.

La missione di assistenza della parrocchia

All’interno della parrocchia della Sacra Famiglia, la vita continua in mezzo alla devastazione. Attualmente, circa 500 rifugiati si trovano presso la struttura, mantenendo i numeri simili a quelli registrati all’inizio del conflitto. Qualche tempo fa, la situazione era stata ancora più critica, con il numero di rifugiati salito a 700. Qui, sono presenti anche gruppi religiosi come le sorelle di Madre Teresa e i membri della Congregazione del Verbo Incarnato che collaborano per portare un supporto ai più bisognosi.

“Assistere e servire sono le nostre priorità,” afferma padre Gabriel. La parrocchia diventa così un centro di accoglienza, preghiera e sostegno, dove non si fa distinzione tra religioni. Viene prestata particolare attenzione ai bambini, che sono particolarmente vulnerabili in situazioni di crisi. I maggiori sforzi sono indirizzati verso gli anziani e i piccoli con bisogni speciali, garantendo che nel caos attuale possano trovare conforto e un ambiente sicuro.

L’impegno per la pace ed il supporto della Chiesa

In un clima di crescente ostilità, la Chiesa continua a rappresentare un bastione di speranza per molti. La parrocchia della Sacra Famiglia beneficia del supporto del Patriarcato latino di Gerusalemme e del cardinale Pizzaballa. Questo sostegno permette di aiutare migliaia di famiglie che hanno perso tutto e necessitano di cibo, riparo e assistenza.

La speranza di padre Gabriel e dei suoi collaboratori è che si riesca a convincere tutti della possibilità di un futuro di pace nella regione. “La preghiera è il nostro strumento principale; non possiamo smettere di credere che la pace sia raggiungibile, se solo ci si impegna in questo senso,” dichiara. Il messaggio di giustizia e unità è fondamentale per promuovere un dialogo costruttivo tra palestinesi e israeliani, affinché questa parte di Terra Santa possa vivere un vero periodo di serenità. La situazione resta delicata, ma dimostrare solidarietà attraverso l’azione è essenziale per garantire una vita dignitosa a chi è in difficoltà.

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