Civitanova, 13 aprile 2025 – Si è svolta un’udienza cruciale a Trento riguardante il processo per l’incidente mortale avvenuto nel febbraio 2020 sulle piste da sci di Madonna di Campiglio, in cui ha perso la vita Cristina Cesari, una giovane assicuratrice originaria di Civitanova. La corte ha deciso di disporre una perizia che verifichi i presidi di sicurezza presenti lungo le piste coinvolte nell’incidente. Tre dirigenti della società che gestisce gli impianti sono accusati di omicidio colposo.
L’incidente e le circostanze della morte
Il tragico evento si è verificato il 13 febbraio 2020. Cristina Cesari stava trascorrendo alcuni giorni in montagna con amici quando, mentre scendeva lungo la pista “Nube d’oro”, ha perso il controllo ed è uscita dal tracciato. La giovane è precipitata sulla pista sottostante, nota come “variante Marchi”, caratterizzata da una pendenza molto più ripida e situata circa dieci metri più in basso rispetto al percorso principale. Secondo quanto riportato dagli avvocati della famiglia Cesari, non erano presenti adeguati dispositivi di sicurezza che potessero prevenire tale incidente.
Dopo la caduta, Cristina è stata immediatamente soccorsa e trasportata all’ospedale di Trento in condizioni critiche; purtroppo, il giorno successivo non ce l’ha fatta ed è deceduta il 14 febbraio. Questo drammatico evento ha suscitato grande attenzione mediatica e pubblica nella comunità civitanovese e oltre.
Le accuse contro i vertici della società
Nel corso del processo a Trento sono stati rinviati a giudizio tre figure chiave della gestione degli impianti sciistici: Sergio Collini , Francesco Bosco e Mauro Maffei . I tre imputati sono accusati di aver causato l’incidente mortale attraverso negligenza nella gestione dei presidi necessari alla sicurezza degli utenti.
Durante l’udienza recente con rito abbreviato, gli avvocati Gabriele Cofanelli e Flavio Moccia hanno ribadito le responsabilità attribuite ai dirigenti dell’impianto sciistico. A difesa degli imputati si trova un team legale composto anche dall’avvocato Alessio Lanzi, noto docente universitario ed esperto in diritto penale. Gli imputati hanno negato ogni accusa mossa nei loro confronti.
Svolta processuale: richiesta della perizia
Al termine dell’udienza durata diverse ore e caratterizzata da momenti tesi tra le parti coinvolte, il tribunale ha accolto la richiesta degli avvocati difensori della famiglia Cesari disponendo una perizia cinematica sui fatti accaduti quel giorno fatidico. Questa analisi dovrà esaminare non solo le dinamiche dell’incidente ma anche valutare se i presidi attuabili dalla struttura fossero sufficientemente adeguati a garantire la sicurezza degli sciatori.
Gli avvocati rappresentanti la famiglia hanno commentato questa decisione come un’importante evoluzione nel processo penale che coinvolge figure apicali del settore turistico-sportivo italiano. La nuova indagine potrebbe portare alla luce ulteriori responsabilità legate all’accaduto ed eventuali mancanze nella gestione dei rischi associabili alle attività sulle piste da sci.
La questione rimane aperta mentre ci si prepara ad affrontare nuove udienze nelle prossime settimane; gli sviluppi futuri potrebbero avere ripercussioni significative sul settore dello sport invernale italiano riguardo alla sicurezza sugli impianti sciistici.