Le indagini sulle cosiddette “case fantasma” hanno portato a un processo che coinvolge sette persone accusate di frodi legate ai bonus edilizi. Le misure cautelari erano state eseguite dalla Guardia di finanza del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Como, sotto la direzione del sostituto procuratore Antonia Pavan. Questo caso ha messo in luce un sistema complesso che ha permesso l’appropriazione indebita di fondi pubblici attraverso documentazioni false.
Dettagli sul processo e gli imputati
Il Gup Maria Elisabetta De Benedetto ha avviato il procedimento penale nei confronti dei sette indagati, tra cui Marco Monti, 51 anni, residente a Vigevano, che ha già patteggiato una pena di 4 anni e 2 mesi. Monti è passato dagli arresti in carcere agli arresti domiciliari. Gli altri imputati sono Luca Beretta e Monica Ceron , entrambi residenti a Cesano Boscone; Luigi Claudio Ginevra da Sesto ed Uniti nel Cremonese; Samuele Russo da Trezzano sul Naviglio; e Giuseppe Ruta da Mirandolo Terme. Questi ultimi si trovano ora davanti al giudice per rispondere delle accuse formulate contro di loro.
Due coniugi latitanti, Patrizia Galli e Livio Motta , residenti alle Mauritius, sono stati stralciati dal procedimento principale. Le accuse principali riguardano la truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche nel caso dei primi quattro nominativi e reati tributari per gli altri tre imputati. Inoltre, le contestazioni includono l’emissione fraudolenta di fatture relative ad operazioni inesistenti.
La Cdm Group sotto i riflettori
Le indagini hanno focalizzato l’attenzione sulla Cdm Group con sede a Como, una società attiva nel settore dell’edilizia che ha registrato un incremento notevole del fatturato negli ultimi anni: da poche migliaia a oltre 36 milioni di euro senza apparenti mezzi o personale adeguato all’attività dichiarata. Questa crescita anomala ha sollevato sospetti su possibili irregolarità nella gestione aziendale.
Il Giudice dell’udienza preliminare ha inflitto alla Cdm Group sanzioni pecuniarie ammontanti a 36mila euro insieme ad altre sanzioni interdittive della durata complessiva di un anno e sei mesi. Tra queste figurano il divieto assoluto di contrattare con enti pubblici ed esclusione dalle agevolazioni fiscali disponibili per le imprese del settore edilizio.
Le investigazioni hanno rivelato come la società abbia presentato ben 579 comunicazioni all’Agenzia delle entrate al fine di generare falsificare crediti d’imposta legati ai lavori edili realizzati nelle regioni Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria.
Implicazioni future delle frodi edilizie
Questo caso rappresenta solo uno degli episodi emersi nell’ambito delle frodi legate ai bonus edilizi in Italia negli ultimi tempi. L’aumento dei controlli da parte delle autorità competenti sta cercando non solo di punire i responsabili ma anche prevenire ulteriormente simili comportamenti fraudolenti nel settore dell’edilizia.
La questione solleva interrogativi sull’efficacia dei sistemi attuali utilizzati per monitorare le pratiche aziendali nel campo della costruzione e sull’importanza della trasparenza nelle operazioni finanziarie collegate ai progetti pubblicamente finanziabili attraverso incentivi statali come ecobonus o bonus facciate.